A cura della Redazione
Un solo grande amore: il teatro. E lo straordinario collante che ha la proprietà di amalgamare ed unire persone diverse nel carattere, nella professione, nel sociale. Un miracolo che, da dieci anni, si verifica con puntualità alla compagnia amatoriale Oplontis. Sono già trascorsi due lustri da quando Beniamino Bisogno e Leopoldo Speranza decisero di capitalizzare le rispettive, notevoli esperienze maturate sul palcoscenico e costituire una dote artistica destinata soprattutto alle nuove generazioni di filodrammatici. Lassociazione culturale nacque nel 1998 con un preciso oggetto sociale: diffondere tra i giovani la passione per il teatro attraverso la frequentazione della scuola del palcoscenico. Il bilancio di questi anni di attività è assolutamente lusinghiero. Unevoluzione continua nel tempo ha consentito al team torrese di raggiungere notevoli livelli nella realizzazione degli spettacoli. Niente è affidato al caso. Gli allestimenti vengono preparati con attenzione e scrupolo anche nei particolari meno determinanti della messinscena. A ciò va sommata la componente solidarietà: lincasso di ogni rappresentazione viene devoluto in beneficenza, per restituire, anche solo per un attimo, il sorriso a chi soffre. Dieci anni rappresentano un traguardo molto significativo. Per celebrare limportante ricorrenza la compagnia ha preparato una commedia in tre atti di Eduardo Scarpetta, LAlbergo del silenzio. Il lavoro è andato in scena al Mattiello di Pompei in due repliche, il 29 e 30 dicembre, scatenando lentusiasmo del pubblico presente. Gli spettacoli sono stati preceduti da due performance deccezione di artisti torresi: il musicista Ignazio Laiola e lumorista Peppe Viola. Il chitarrista ha deliziato la platea con alcuni brani classici napoletani mentre il poeta ha pescato nel suo vasto repertorio ed ha offerto agli spettatori anche qualche anticipazione dellultimo libro, Scusate se mintrometto. Il decennale della Oplontis è stato degnamente celebrato con Lalbergo del silenzio, un testo in linea con le scelte precedenti dellassociazione, da sempre orientate verso un repertorio dialettale tradizionale. E la classica commedia degli equivoci con le storie di due coppie della borghesia partenopea di inizio 900 che si sovrappongono. Lincastro si complica quando la vicenda si trasferisce proprio allinterno dello strano albergo e scatena una serie di imbarazzanti, esilaranti e coinvolgenti situazioni. Beniamino Bisogno ha firmato una sapiente regia (ed anche uneccellente caratterizzazione dellavvocato balbuziente Antonio Raspa) con locchio sempre vigile sul testo originale, limitando al massimo i deleteri personalismi. Leopoldo Speranza ha confermato il suo ruolo di leader incontrastato del palcoscenico con lennesima interpretazione di spessore, ma per niente invadente. Ed e questo, forse, il segreto del successo del sodalizio oplontino: una crescita collegiale progressiva caratterizzata dalla valorizzazione di tutte le potenzialità presenti nel gruppo.
GIUSEPPE CHERVINO