"Una bravata". Così la Corte d'Appello di Roma nella sentenza che ha ridotto a 16 anni la pena a Daniele De Santis, accusato di aver ucciso Ciro Eposito prima della finale di Coppa Italia giocatasi a Roma - tra Napoli e Fiorentina - il 3 maggio 2014 durante gli scontri tra Ultras partenopei e romani. In primo grado, "Gastone" era stato condannato a 26 anni.
"Hanno ucciso di nuovo mio figlio", è stato il laconico commento di Antonella Leardi, la madre del tifoso napoletano, difesa dall'avvocato Angelo Pisani.
"Questo è ormai lo stato della giustizia in Italia, non ci sono più regole né speranze - ha commentato su Facebook il legale -, non esistono precedenti del genere. Una parola come bravata può esser anche più pericolosa di colpo di pistola. Altro che bravata! Non era certo un ragazzino con la pistola ad acqua e bastava guardare solo i precedenti - tuona Pisani -. Di fronte a simili interpretazione sarebbe più rispettoso per il sangue versato dalle vittime abbandonare la toga e continuare a credere solo nella giustizia divina! Usare il termine "bravata" è un'offesa alla memoria di un ragazzo ucciso dalla criminalità e per negligenza dei responsabili dell'organizzazione di una partita di calcio finita nel sangue ancora rosso", ha concluso l'avvocato.
(Nella foto, l'avv. Pisani con la signora Leardi)
Per essere sempre aggiornato clicca "Mi Piace" sulla nostra pagina Facebook