A cura della Redazione

Tre medici specialisti ambulatoriali morti in meno di un mese a Napoli e provincia a causa del coronavirus. Tra loro, il diabetologo Luigi Pappalardo, molto stimato e conosciuto a Torre del Greco, dove risiedeva. 

"Apprendo la notizia della scomparsa di un altro stimato medico della nostra città. Esprimo, a  nome dell’intera collettività, alla famiglia ed alla comunità medica napoletana - in particolare, quella di Torre del Greco - il mio personale cordoglio, unito a quello dell’Amministrazione comunale tutta - dice il sindaco della città corallina Giovanni Palomba -. L’Ordine dei Medici di Napoli e Provincia, e la nostra città, piangono, oggi, un’altra vittima di questa terribile pandemia. È doveroso, al contempo, esprimere il mio stimatissimo grazie a tutto il personale medico- sanitario impegnato da mesi, senza sosta alcuna negli ospedali, nei reparti e nei propri studi per assicurare la salute e il benessere dei nostri cittadini e di tutta la Nazione, nel corso di questa singolare emergenza epidemiologica in atto”.

"Morti per onorare il giuramento d’Ippocrate, per tenere gli ambulatori aperti e permettere ai pazienti di trovare assistenza anche nel pieno della pandemia - dice Gabriele Peperoni, vice presidente del SUMAI, il sindacato unitario dei medici ambulatoriali italiani -. La specialistica ambulatoriale interna di Napoli piange la scomparsa di Luigi Pappalardo (diabetologo di Torre del Greco) e Raffaele De Iasio (medico legale responsabile del carcere di Secondigliano). Entrambi poco più che sessantenni, i due medici sono scomparsi quasi in contemporanea, uniti dalla passione per la medicina, dalla volontà di prendersi cura del prossimo, sono andati avanti senza remore sino alla fine - continua Peperoni -. In meno di un mese abbiamo perso tre colleghi. La dimostrazione, qualora ve ne fosse ancora bisogno, che ci troviamo al cospetto di un nemico che non guarda in faccia a nessuno, che sta colpendo tutte le categorie mediche e sanitarie indistintamente e subdolamente. Donne e uomini che nonostante il pericolo continuano a svolgere il proprio dovere, la propria professione, la propria missione».

Gli specialisti ambulatoriali del SUMAI - dicono dal sindacato - onoreranno i propri caduti continuando a lavorare e operare negli ospedali, nell'università ma soprattutto nelle strutture territoriali e a domicilio dei pazienti laddove con malcelata superficialità non sempre si forniscono dispositivi di sicurezza e mezzi all'altezza dei rischi incombenti.

«Alle famiglie dei colleghi caduti - conclude Peperoni - va la più profonda solidarietà e vicinanza di tutti gli specialisti, di tutti i medici».