Due accorate petizioni, una rivolta a Papa Francesco, l'altra all'arcivescovo di Pompei monsignor Caputo.
L'iniziativa è di ventidue discendenti di Marianna Farnararo de Fusco, moglie del beato Bartolo Longo e con lui fondatrice del Santuario di Pompei e di tutte le opere caritatevoli che vi sono annesse.
Senza l'opera e le iniziative di Marianna il Santuario oggi non esisterebbe. La contessa, originaria di Monopoli e trapiantata a Napoli, rimasta vedova del conte in giovane età e con cinque figli, cedette tutto il suo enorme patrimonio ereditato dal marito per comprare il terreno e far costruire il santuario. E non solo, affiancò Bartolo Longo in tutte le iniziative cache trasformarono la vecchia Valle di Pompei di metà e fine Ottocento e diedero conforto a giovani orfani, a figli di detenuti e a intere famiglie di poveri e indigenti. Un’opera caritatevole che fu possibile, appunto, grazie alla dedizione di questa donna, della quale proprio nell’anno che sta per chiudersi, è stato celebrato il centenario della morte.
I meriti della Farnararo sono già riconosciuti dalla storia. Ma sono ora rivendicati dai lontani parenti della contessa, che hanno preso carta e penna ed hanno inoltrato un’accorata petizione a Papa Francesco. Marianna, sostengono, ha acquisito in vita gli stessi meriti di Bartolo Longo, che, giustamente, se li è visti riconosciuti con l’elevazione al rango di Beato. L’appello al Pontefice, pertanto, è perché solleciti il Dicastero per le cause dei Santi affinché si avvii la procedura canonica anche per Marianna Farnararo de Fusco e si azzeri quella che, a tutti gli effetti, a loro modo di vedere, ha finito per concretizzare una disparità di trattamento. La petizione, peraltro, è condivisa anche da due discendenti diretti di Bartolo Longo.
Ma non è tutto. Questi attivi parenti della contessa hanno rivolto contestualmente una seconda petizione all’arcivescovo di Pompei monsignor Tommaso Caputo. Bartolo Longo, che morì nel 1926, due anni dopo della Farnararo, scrisse nel testamento che voleva essere sepolto ai piedi della Madonna che “aveva servito per 50 anni” e “accanto” alla moglie Marianna.
Ora però, mentre Bartolo Longo è collocato esattamente in una cappella ai lati dell’altare, Marianna è invece seppellita nella cripta del Santuario, cripta che nei giorni di maggior affollamento resta chiusa, cioè prevalentemente sottratta alla devozione dei fedeli. L’appello a monsignor Caputo è che si adoperi affinché anche le spoglie della contessa Farnararo de Fusco siano riportare accanto a quelle di Bartolo Longo, in ossequio alla volontà dello stesso.
I ventidue discendenti firmatari degli appelli attendono fiduciosi positivi riscontri. Per il momento si accontentano del fatto che la Commissione Toponomastica del Comune di Pompei, proprio in questi giorni, ha dato l’ok alla trasformazione di via Bartolo Longo in via Marianna Farnararo de Fusco. Al Beato, naturalmente, resta intestata la grande piazza antistante il Santuario.