A cura della Redazione

Marco Nonio Balbo, il senatore considerato ad Ercolano quasi alla stregua di un padre della Patria, è possibile che avesse una casa anche a Pompei. A tanto sarebbero approdati gli archeologi che hanno esaminato un graffito emerso nella Regio V che a prima vista sembrerebbe irridere al proprietario della Casa di Giove mentre ad un più attento esame potrebbe averne indicato le generalità in “Balbo l’Ateniese”. 

Lo ha fatto ipotizzare uno scavo rinvenuto nell'atrio stuccato in grandi pannelli colorati ad imitazione dei marmi e le pietre più preziose d’oriente incorniciate ugualmente in stucco, e un arredamento in linea con il primo stile. A Pompei gli scavi in corso nella Regio V, mentre restituiscono tesori, ridanno dignità allo scavo ottocentesco della Casa di Giove che all’epoca non ricevette molta considerazione tanto che fu ricoperta di lapilli. "Una splendida domus con rarissimi decori vintage", l’ha definita il direttore del Parco Archeologico, Massimo Osanna, definendo il proprietario come “uno che doveva essere facoltoso e colto, conscio del valore di pitture già allora centenarie, tanto da averle volute mantenere nelle stanze più importanti della casa".

Una casa che dovette essere una rarità per l’epoca, considerato che sono poche le domus ben conservate del II secolo a. C. e il miracolo di conservazione,  stante il "massacro perpetrato dagli scavi selvaggi settecenteschi che scendevano a pozzo per poi irradiarsi in cunicoli sfracellando affreschi, dipinti, decorazioni, al fine di razziare i reperti più preziosi".

Dunque un ritrovamento straordinario dove è stato portato alla luce un graffito che sembra prendere in giro il proprietario della domus definendolo "Balbo l'Ateniese". Potrebbe trattarsi di uno scherzo ma anche di una notizia interessante dal momento che l'appellativo di Balbus Ateniensis sembrerebbe indicare un personaggio molto popolare ad Ercolano: il senatore Marcus Nonius Balbus. Uno che aveva fatto una gran carriera, era stato pretore e proconsole della provincia di Creta e di Cirene (in Grecia, quindi, ed ecco spiegato l'appellativo di "Ateniese"), tribuno della plebe nel 32 a. C. e partigiano di Ottaviano. Potente e ricco, Nonius Balbus era stato anche un mecenate, finanziatore di restauri e di palazzi pubblici a Ercolano. "Insomma un personaggio notissimo e popolare", sottolinea Osanna.

Quando morì gli costruirono una grande tomba con un'ara funeraria rivolta verso il mare e gli furono dedicate almeno 10 statue. Nella memoria popolare il personaggio è stato a giusto motivo eroicizzato. Il graffito ritrovato nella domus "vintage" potrebbe aver fatto riferimento alla ricchezza e raffinatezza di un proprietario, che aveva voluto mantenere quei dipinti 'arcaici', che in epoca augustea erano considerati il top. In poche parole: o era proprio il grande condottiero ercolanese o qualcun altro che veniva deriso col paragone.

Affacciata sul Vicolo dei Balconi e costruita accanto alla Casa delle Nozze d'Argento, la Casa di Giove presenta in un ambiente vicino i resti con i segni di un incendio dovuto all'eruzione: in un angolo, ci sono i resti carbonizzati di un letto con le stoffe che lo ricoprivano. Pochi passi più in là, nelle vicinanze di un santuario agreste, è stato trovato un dipinto incorniciato da una sorprendente parete rossa con la scena di un sacrificio rituale. E’ il primo quadro di maggior pregio ritrovato nel corso dello scavo del Regio V. E siamo solo all’inizio.

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