La divina Carla Fracci sarà madrina del Gay Pride di Pompei, mentre toccherà a Mariano Lamberti, noto regista cinematografico di origine pompeiana, produrre il filmato che sarà lo spot di presentazione della manifestazione. Tutto è stato praticamente dibattuto riguardo alle tematiche d’inclusione sociale, senso di fratellanza, tolleranza e accettazione dei diversi orientamenti culturali e sessuali (con particolare attenzione alla vicenda dolorosa dei migranti).
Manca, al quadro completo di progetto della sfilata campana del 30 giugno prossimo, esclusivamente la definizione di un accordo condiviso sul percorso del corteo con i rappresentanti delle forze dell’ordine. Il vice questore aggiunto di Pompei, Angelo Lamanna, ha fatto chiaramente intendere che l’ultima parola per conciliare ordine pubblico e libertà civile spetterà al Prefetto di Napoli. Intanto la comunità campana LGBT ha fatto sapere a chiare lettere che non intende manifestare lungo le strade secondarie di Pompei (trafficate, senza negozi e soprattutto con poca vita sociale).
«Il Pride è un incontro-confronto con la gente tra la gente», precisa Antonello Sannino, uno dei leader del movimento, che insieme ad altri esponenti del popolo arcobaleno ha dialogato con i ragazzi del Forum dei Giovani di Pompei e con gli altri pompeiani democratici presenti all’assemblea organizzativa. Erano invece assenti i personaggi della politica e delle Istituzioni locali. Era stata annunciata la presenza del presidente del Consiglio comunale, Franco Gallo, ma neanche lui si è visto.
La sfilata delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender è una manifestazione pacifica che mobilita ogni volta decine di migliaia di persone provenienti da tutto il Paese. Si mette in moto così un meccanismo che ha riflessi positivi sul business del turismo locale.
Non a caso corre notizia delle prime prenotazioni alberghiere. A quanto pare, al di là di qualche più o meno legittima riserva, il Gay Pride sta assumendo sempre più la connotazione della festa popolare. «In qualche caso hanno chiuso la porta in faccia ma nella maggioranza degli altri casi ci hanno sostenuto». E’ stato il commento dei manifestanti alle esperienze pregresse. «I commercianti pompeiani ci hanno invitato a percorrere le strade del centro. Abbiamo intenzione di issare il Rainbow (il vessillo del movimento, ndr) fuori i nostri negozi», hanno annunciato. «E’ quello il nostro posto, in mezzo al popolo di Pompei. Siamo disponibili a confrontarci con tutti, anche col Vescovo di Pompei se ce lo chiede. Con il soprintendente Massimo Osanna abbiamo in corso un dialogo proficuo».,
Riguardo agli orari, gli organizzatori dell'evento si dicono propensi a spostarli dopo la celebrazione della messa delle ore 18 di sabato 30 giugno. «Basta che ci lascino manifestare per le strade del centro, invece di strade trafficate e decentrate». Sulla scelta del percorso il sindaco Pietro Amitrano (tramite il suo addetto stampa) si è dichiarato non competente. Durante l’assemblea i promotori del Gay Pride hanno dichiarato a loro volta di non essere sicuri del patrocinio del Comune mariano mentre è certo che arriverà quello della Città Metropolitana di Napoli e della Regione Campania.
«Abbiamo pensato di organizzare il Gay Pride in provincia, scegliendo Pompei, perché è una città nota per gli Scavi e per il Santuario - hanno commentato i rappresentanti LGBT -. Inoltre quei calchi di due vittime abbracciate nella morte dell’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei, esseri umani dello stesso sesso, stretti l’uno a l’altro a simboleggiare l’eternità di un’immane tragedia, sono attori di una storia d’amore che in qualche modo ci appartiene».
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