Dopo il sindaco di Pompei, Pietro Amitrano, anche la Cgil Funzione Pubblica scende in campo a favore dell’iniziativa di offrire lavoro (non retribuito) ai migranti negli Scavi archeologici di Pompei al fine esclusivo di favorirne l’integrazione sociale.
Un documento unitario firmato da Camera del Lavoro e Cgil FP di Napoli bacchettano le dichiarazioni rese dal rappresentante del sindacato Unsa, Antonio Pepe, riguardo all’impiego di cittadini stranieri, ospitati nei CPSA, in funzioni di solo supporto negli Scavi di Pompei, senza oneri per la pubblica amministrazione.
«Non si comprende - ribattono i sindacalisti Walter Schiavella e Alfredo Garzi - quale nesso vi sia tra la situazione della mancanza di custodi e di operai nel Parco Archeologico di Pompei, con un’operazione che è di esclusiva integrazione sociale».
Per la Cgil, frasi tipo “prima dobbiamo risolvere i problemi di casa nostra” sottintendono inaccettabili messaggi discriminatori contrari ai valori costituzionali. Offrire la possibilità di rendersi utili a quanti, in condizioni disperate, arrivano sulle nostre spiagge, sui barconi della speranza è un atto di tenerezza ma soprattutto di civiltà, che serve anche al rispetto dell’ordine e della legalità.
«Per questo - conclude la nota Cgil - riteniamo che distorcere la verità dei fatti, scaricando sui profughi la responsabilità della grave crisi occupazionale che investe l’Italia, sia un modo per infangare anche l’onorabilità dei lavoratori che quotidianamente svolgono la propria attività nella salvaguardia del nostro patrimonio artistico».
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