E’ senza dubbio uno dei periodi peggiori, riguardo al clima aziendale, quello che si vive in questi giorni nella Soprintendenza di Pompei. Il soprintendente Mssimo Osanna ha sminuito il ruolo dei sindacati FLP e UNSA che invece si proclamano “maggiormente rappresentativi” inducendo, volutamente o meno, uno strascico giudiziario alla vertenza che era nata a causa della mancanza di salubrità degli ambienti lavorativi, attribuendo in un’intervista ad un noto quotidiano, a rivalità tra sindacati ed a presunti ricatti, dopo una sua decisione organizzativa del personale, il reale motivo della controversia che avrà probabilmente epilogo nelle aule di tribunale, considerato che il segretario nazionale Giuseppe Urbino lo ha querelato subito dopo.
Bisogna ricordare, a questo punto, che venerdì scorso Giuseppe Urbino, segretario nazionale UNSA Beni Culturali, e Rinaldo Satolli della FLP, convocarono la stampa locale per annunciare la presentazione di un esposto-denuncia ai Carabinieri contro il Soprintendente degli Scavi, Osanna, accusandolo di “comportamenti anomali che il sindacato non può più tollerare” come "l’utilizzo di personale di supporto, non preparato, per la vigilanza del sito che mette a rischio la sicurezza del grande patrimonio archeologico protetto dall’Unesco”.
Urbino, inoltre, ravvisando di estrema gravità le affermazioni diffuse a mezzo stampa da parte del Soprintendente, circa presunti ricatti e beghe tra sindacalisti, ha provveduto a querelarlo. Senza voler entrare nel merito della controversia, la cui risoluzione spetterà al giudice, bisogna rilevare che per quanto riguarda gli strumenti di lotta nella vertenza sindacale che ha originato la lite giudiziaria, risulta che non una ma ben tre assemblee consecutive erano state originariamente indette dai sindacati (26, 27 gennaio e 5 febbraio), reiterando un comportamento di “pressione” nei confronti della Direzione degli Scavi a causa delle contestuali chiusure temporanee del Parco archeologico di Pompei, che già precedentemente è stato stigmatizzato dall’opinione pubblica.
Sul versante opposto bisogna rilevare che le sacrosante esigenze dei dipendenti in organico presso gli Scavi di Pompei non risultano essere in cima agli interessi che il Direttore Generale riserva nella sua pur dinamica attività scientifica e culturale, dal momento che lui invita ad attendere ancora per un anno i lavoratori subordinati che aspettano, come lui stesso ha detto, da 25 anni per avere una sede lavorativa a norma di legge.
Mentre è noto che precedentemente hanno dovuto rinunciare ai locali in area San Paolino (recentemente ristrutturati) dove furono sistemati al posto loro il direttore generale del GPP ed il suo staff.
twitter: @MarioCardone2
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