La commissione Paesaggistica del Comune, che è stata eletta nell’ultimo consiglio comunale di Pompei, non risponde oggettivamente ai principi di rinnovamento della politica urbanistica.
Ad essi fanno ricorso maggioranza ed opposizione. I fatti dimostrano che nella pratica amministrativa spesso (non sempre) i principi vengono messi da parte. Senza la pretesa di entrare nello specifico della professionalità dei tecnici prescelti, è palese che la maggioranza di essi non rappresenta il rinnovamento dal momento che non sono giovani di età e di professione, molti di loro sono delle riconferme ed inoltre (e soprattutto) più di un membro della commissione edizione 2015 ha nel suo portafoglio di pratiche le difese degli abusivismi più eclatanti.
Quelli, per intendersi, in cui rientrano arbitrarie occupazioni. Ne deriva che il ricorso della consigliere comunale Maria Padulosi arriva oggettivamente in un clima d’impopolarità del comportamento dei politici, che hanno dato segnali negativi quali la lottizzazione, divisione (tra i rappresentanti della minoranza) e soprattutto scarsa coerenza con i principi proclamati in campagna elettorale. Le accuse lanciate dalla Padulosi in un suo esposto a vari organi istituzionali non sono però incentrate nel merito ma nel metodo.
Difatti, secondo la vulcanica avversaria di Uliano alla poltrona di sindaco in campagna elettorale, si sarebbero verificate una serie di irregolarità sia nell’iter organizzativo del “concorso” che nello scrutinio dei voti conferiti dai consiglieri comunali. Effettivamente, anche nell’elezione dei componenti della commissione non è stato gratificante lo spettacolo esibito da un ceto politico che spesso non si è dimostrato all’altezza di gestire nel pieno rispetto delle procedure una fase delicata della vita amministrativa. Da questo assunto, fino all’affermare che gli intoppi che si sono creati per parziale inadeguatezza del ceto amministrativo e di quello politico pompeiano basterebbero ad invalidare il procedimento di elezione, ce ne corre. Per il semplice motivo che Prefettura ed altri organismi di garanzia istituzionale si soffermano in casi del genere esclusivamente nel verificare la trasparenza della procedura, il suo carattere di democraticità e soprattutto la mancanza di brogli durante gli scrutini.
Se, al contrario, si volesse tener conto di altri elementi, che pur hanno la loro importanza nella valutazione della qualità delle delibere (stilistica, compilativa, procedurale, ecc.) nella provincia di Napoli (e non solo) si dovrebbero abolire nove delibere ogni dieci varate dai consigli comunali. Detto questo, è d’obbligo attendersi, a partire dai prossimi consigli comunali, una maggiore attenzione del suo presidente Robetti (che in quanto ingegnere pone più interesse ai meccanismi) al contrario della sua vice di opposizione Padulosi (avvocato), che a ragione si sofferma frequentemente sul rispetto delle regole.