Nessuno sconto: anche il Tribunale del Riesame conferma: restano in carcere i ragazzini che hanno confessato lo stupro di gruppo su una 12enne. Dopo la convalida dei fermi da parte del gip, anche il Tribunale della Libertà di Napoli conferma per intero il quadro accusatorio contro i tre adolescenti di Castellammare di Stabia, rigettando la richiesta di trasferimento in comunità avanzata dai loro legali. Troppo pericolosi e “cattivi” per poter ottenere una misura cautelare differente, secondo i giudici.
Dunque, il branco resta in cella. Due settimane fa, i fermi eseguiti dagli agenti del Commissariato di Polizia di Castellammare - diretti dal primo dirigente Vincenzo Gioia - svelarono l'orrore. La ragazzina di 12 anni di Gragnano era stata minacciata e stuprata. Il branco sarebbe composto da un 14enne, un 15enne e un 16enne, tra cui figura anche il nipote di un boss del clan D’Alessandro di Scanzano. Dopo gli arresti, davanti al magistrato per la convalida, i tre indagati avevano ammesso parzialmente gli addebiti contestati dai pm della Procura dei Minori. Per loro l’accusa è di violenza sessuale di gruppo, anche se, nel dettaglio, per due di loro è stata contestata anche l’estorsione alla luce del particolare che alla vittima, dopo le violenze subite, sono state richieste somme di denaro per evitare la pubblicazione sul web dei video girati. Frame e scatti che avrebbero incastrato il branco.
Un inferno, quello vissuto dalla 12enne a partire dallo scorso mese di dicembre, una escalation di violenze e soprusi culminata nello stupro di gruppo alla fine dello scorso mese di aprile. Sono quattro i video rinvenuti dai poliziotti tra i file degli smartphone dei tre minorenni trasformatisi in orchi senza scrupoli. Dalle indagini è emerso che la vittima era stata prima costretta a rapporti sessuali dal suo fidanzatino, tra dicembre e marzo, e poi attirata in trappola da un altro ragazzo per poi ritrovarsi nelle Terme di Stabia accerchiata dall’ex fidanzatino e da un altro ragazzo. In tre avrebbero abusato di lei a turno tra le lacrime e le grida, ma la 12enne, grazie al lavoro degli psicologi, è riuscita a raccontare tutto ai poliziotti stabiesi.
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