A cura di Enza Perna

“Si cucina sempre pensando a qualcuno, altrimenti si prepara solo da mangiare”. Partendo da questa massima che è un must per i professionisti della cucina, raccontiamo la storia di un giovane di Torre Annunziata diventato dopo tanta gavetta uno chef super apprezzato nella categoria “cucina tradizionale rivisitata”.

Lui è Pasquale Mattia Nastri, classe 90, attualmente chef del rinomato locale di Pompei Malatia, tipica trattoria napoletana dal design autentico. Una location accogliente rappresentativa della tradizione verace, che si assapora soprattutto nei piatti preparati dal giovane Pasquale. Sì perché lo chef a soli 34 anni vanta un curriculum ricco di esperienze.

Diplomato in Enogastronomia, “vola” nel 2012 a Barcellona per inseguire il suo sogno: diventare uno chef. Il giovane torrese resta nella città spagnola per molti anni, iniziando la gavetta come aiuto cuoco al Calalapasta 100%. Pochi anni e arriva la qualifica di chef e responsabile cucina presso diversi e famosi ristornati di Barcellona. I viaggiatori sicuramente conosceranno il Cal Pinxo Platja, 3 Nusos, Al Grano Mercat , Hotel 54Napoli prima e dopo, El Panuozzo. Tutti ristoranti rinomati, dove Pasquale non solo ha appreso la cucina spagnola, ma ha portato anche la vera cucina napoletana in Spagna.

“Ho sperimentato negli anni diversi piatti, unendo varie culture nelle pietanze - afferma chef Nastri -. Sperimentare, unire e rivisitare le vecchie tradizioni è il segreto di un buon piatto. Sovrapporre bene i sapori e bilanciare le consistenze regala al palato emozioni. Mangiare è un viaggio del gusto. Il cibo è questo, un miscuglio di sapori che esplodono in bocca. Anche l’impiattamento è fondamentale. Il viaggio inizia proprio dagli occhi, per poi passare all’olfatto e termina col gusto”.

Da Barcellona a Pompei, alla trattoria napoletana contemporanea Malatia 

Dopo le sue esperienze in Spagna, Pasquale Mattia Nastri decide di ritornare in Italia. La sua vocazione per la cucina tradizionale napoletana lo riporta in patria. Per lui decine di offerte lavorative, finché non decide di dedicarsi anima e corpo al Malatia. Qui Pasquale davvero riesce a portarti nella napoletanità, in quei sapori di casa, quelli che invocano una lunga storia culinaria di Napoli.

Non mancano però nei suoi piatti, ovviamente, il suo ingrediente segreto o quel tocco personale che li rendono unici. Vederlo tra i fornelli è come osservare un pittore che dipinge la tela. L’accuratezza di come manipola gli ingredienti, di come li mescola e soprattutto di come cerca di captare lo sguardo del commensale mentre assaggia le sue specialità. Dalla cucina aperta e vetrata che dà sulla sala al Malatia, Pasquale riesce a capire se i suoi clienti apprezzano ciò che stanno mangiando. Un aspetto ovviamente fondamentale per uno chef.

“Devo dire che i complimenti non mi mancano, e mi emozionano sempre - afferma -, ma sono contento anche se mi arrivano critiche in quanto per uno chef sono sempre costruttive. Cucinare per me è vita ed è essenziale. Non ho mai voluto fare altro, è come una vocazione. La cucina, gli odori, i miei utensili mi rendono vivo e adrenalinico. Sono stato fortunato perché anche se è comunque un lavoro molto impegnativo, che mi tiene fuori casa per giornate intere, ne vale sempre la pena. E fare ciò che ami è una continua gratificazione. E in questo sono davvero fortunato. Farlo poi nella mia terra non ha eguali”.

Pasquale Mattia è l’esempio di come, con determinazione, coraggio e tenacia, i sogni si possono realizzare.