Quando si scrivono storie di cronaca, il numero dei lettori cresce. Quando poi utilizzi la penna per aiutare una persona a raccontare il suo problema, questi si moltiplicano. E allora pensi che denunciare su un giornale possa servire a smuovere una situazione che va a rilento. E’ quello che è successo a Teresa Olando, la moglie combattente che si è rivolta a TorreSette per cercare aiuto e assistenza per suo marito malato di SLA.
Migliaia di persone hanno letto il nostro articolo che raccontava la storia di Teresa. Alcune, da diversi parti d’Italia, hanno contattato la donna. Ognuno a modo proprio ha espresso solidarietà, vicinanza, consigli.
Teresa ci richiama. «Sono commossa, ancora non credo che tutto questo stia capitando a me e alla mia famiglia - ci dice -. Ho ricevuto telefonate, messaggi di persone che hanno mostrato solidarietà e affetto nei miei confronti. Tante richieste di amicizia su Facebook. Un giovane ragazzo torrese, Fabio Pacifico (titolare del negozio di calzature in corso Vittorio Emanuele III, ndr), continua a mandarmi link di associazioni legate alla malattia SLA. Ma ciò che mi ha sorpreso maggiormente - prosegue Teresa - è stata la telefonata ricevuta dal dottor Gennaro Giugliano, in cui mi chiedeva i dati bancari perché lui, assieme a dei suoi colleghi, voleva effettuare un bonifico a mio favore. Sono rimasta senza parole. Ma ringraziandolo ho rifiutato. Io non cerco soldi. Voglio ciò che spetta a mio marito. Cure, medici, fisioterapia. Tutto ciò che rientra nell’assistenza malati di SLA. Al Settore Politiche Sociali del Comune - continua la donna - hanno avviato una pratica per concedermi la cartella UVI (Unità di Valutazione Integrata, ndr). Sono ancora lontana dalla piena assistenza. Sono in attesa di una visita urgente pneumologica. Aspetto. "Oggi, domani. Ha capito male...", questo continuano a dirmi. Si giustificano dicendo che esistono casi più urgenti. Per avere assistenza devo aspettare che mio marito diventi un vegetale? E a che serviranno poi le cure? Sono avvilita, stanca, ma non mi arrendo. Nel frattempo - conclude Teresa -, ringrazio di vero cuore tutte le persone che mi hanno contattata. Sono gesti che ti riempiono il cuore e ti senti circondata d’affetto».
Singhiozzando, Teresa mi saluta dicendo: «Non mi abbandonate!».
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