A cura della Redazione
Lo Spolettificio cambia pelle: dopo oltre due secoli e mezzo dalla sua nascita (1757), vanno in soffitta quelle produzioni che hanno rappresentato, nel corso degli anni, le vere eccellenze dello storico stabilimento di Torre Annunziata: armi, spolette e bombe a mano. Entro il mese di giugno di questanno, infatti, si completerà lultimo lotto di bombe a mano, poi calerà definitivamente il sipario su unarma da lancio, prodotta dal 1947, che ha visto generazioni di giovani militari esercitarsi durante il servizio di leva.
Ma quale sarà, a questo punto, il futuro produttivo dello Spolettificio? Lo ha spiegato recentemente il direttore dellEnte Militare, col. Andrea Volpe (foto), alle maestranze riunitesi in assemblea. Ma ancor prima di lui, il 10 novembre dellanno scorso, era stato lo stesso direttore generale dellAgenzia Industria Difesa, on. Marco Airaghi, a formalizzare alle organizzazioni sindacali limminente avvio di un progetto di riconversione delle attività svolte presso lo Stabilimento di Torre Annunziata. Esso consisterebbe, secondo quanto dichiarato dallo stesso Airaghi, in parallele attività di valorizzazione del materiale proveniente dalla rottamazione dei veicoli ruotanti e cingolati, mirate a ristabilire limprescindibile economicità gestionale, ciò previo una adeguata valorizzazione commerciale. Obiettivo sostenuto da appropriati investimenti infrastrutturali e formativi, supportato da collaborazioni di soggetti privati che già rivestono un ruolo primario nel settore.
In parole povere, lo Spolettificio diventerebbe sede di riconversione ad usi civili di mezzi dismessi dallamministrazione della Difesa. Ma non solo. Si pensa anche di istituire allinterno dellEnte un Centro di revisione automezzi. Il progetto va sicuramente supportato, anche se è lecito porsi alcuni interrogativi. Il piano industriale come prevede di riutilizzare i 190 lavoratori attualmente impiegati nello stabilimento? E come si pensa di riqualificare il personale, la cui età media è ben al di sopra dei 50 anni, in mestieri completamente differenti da quelli che vengono svolti attualmente? Quello che maggiormente preoccupa sono le conseguenze che potrebbero derivare da un possibile fallimento del progetto. Ma al di là di queste considerazioni, se lobiettivo è quello di salvaguardare lesistenza stessa dello Spolettificio come unità produttiva, e di preservare gli attuali posti di lavoro per le generazioni future, allora ben venga la riconversione dellEnte militare. Intanto, il 21 gennaio scorso, il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha firmato il decreto che di fatto ha attivato il nuovo sistema di lavorazioni allinterno dello Spolettificio.
ANTONIO GAGLIARDI
dal settimanale TorreSette del 25 marzo 2011