Arrestati in Calabria tutti gli appartenenti a due agguerriti sodalizi che meno di un mese fa, il 23 marzo scorso, avevano subito l’ennesimo duro colpo inferto con il fermo di 18 militanti. Sono state eseguite tra Calabria, Campania, Sicilia, Toscana, Piemonte e Lombardia diverse ordinanze di custodia cautelare in carcere - emesse dal Gip di Reggio Calabria ed eseguite dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catanzaro su richiesta della DDA reggina - nell'ambito della cosiddetta operazione “Gerry”, che ha portato all'arresto di 19 persone. Smantellata così una ramificata organizzazione criminale di stampo ‘ndranghetistico, dai marcati profili internazionali, capace di pianificare l’importazione di oltre tre quintali di cocaina dal Sud America.
Le indagini hanno consentito di disarticolare un sodalizio estremamente complesso, composto da soggetti vicini a diversi clan di ‘ndrangheta, dalle famiglie Bellocco di Rosarno, Mole’ - Piromalli di Gioia Tauro, Avignone di Taurianova ai Paviglianiti, attivi sul versante jonico-reggino. I militari sono riusciti a sequestrare presso il porto di Livorno 300 kg di cocaina e circa 17 kg di codeina, ricostruendo, poi, un’ulteriore importazione di narcotico pari a 57 chilogrammi di cocaina e numerosi altri tentativi di importazione non andati a buon fine. Le indagini hanno provato, infatti, come i sodali riuscivano ad ottenere lauti guadagni anche dalla compravendita di importanti partite di marijuana, hashish ed eroina. Negli anni le organizzazioni criminali calabresi avevano stretto solidi rapporti di collaborazione con una consorteria di narcos napoletani. Insieme creano, così, una fitta rete di rapporti “d’affari” che, in prima battuta, vedono i partenopei al servizio dei calabresi per l’estrazione dello stupefacente dal porto di Napoli. Rapporti che, in seguito, si andranno ad arricchire con la compravendita di eroina e marijuana cedute dai fornitori calabresi ai clienti napoletani.
L’operazione antidroga, condotta dalle Fiamme Gialle della Sezione G.O.A. del G.I.C.O. di Catanzaro, con il supporto del II Reparto del Comando Generale e della D.C.S.A., ha dimostrato come i trafficanti calabresi ricevevano disponibilità liquide anche da soggetti insospettabili, «quali commercianti e professionisti, che non disdegnavano di fare affari mediante l’acquisto all’ingrosso della cocaina». In particolare, sarebbe coinvolto anche un pediatra, che - per gli inquirenti - ricopriva il ruolo di finanziatore, nonché acquirente di ingenti partite di sostanze stupefacenti, sempre provenienti dal Sudamerica.
La droga complessivamente sequestrata, una volta lavorata ed immessa in commercio, avrebbe fruttato all’organizzazione oltre 100 milioni di euro, raggiunte le piazze di spaccio.
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