Associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, emissione e utilizzazione di fatture per operaizoni inesistenti, riciclaggio, indebita compensazione e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
Sono dieci le persone indagate nell'ambito di una inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord-Sezione Crminalità Economica. Sei soggetti sono stati raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare (tre in carcere, una a carico di un appartenente alle Forze dell'Ordine). Quattro le interdittive dell'esercizio di attività di impresa e uffici direttivi di persone giuridiche.
I provvedimenti sono stati eseguiti dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli.
L'operazione si colloca in una più ampia indagine, svolta anche in collaborazione con l'Ufficio Antifrode dell'Agenzia delle Entrate, che ha consentito di individuare un'organizzazione strutturata, con base in provincia di Napoli, specializzate, dal 2010 al 2014, nella cosiddetta "frode carosello" attuata nel commercio di prodotti informatici ed elettronici di largo consumo.
Per gli inquirenti, la merce veniva acquisita da parte di società fittizie allocate presso indirizzi di comodo ed amministrate da "teste di legno" che, abusando della normativa di settore, acquistavano in regime di esenzione IVA, omettendo le dichiarazioni dei redditi e dell'IVA, per poi essere poste in liquidazione dopo un breve periodo di attività.
Dopo gli acquisti, le stesse società fittizie effettuavano le cessioni sottocosto o direttamente alle beneficiarie della frode o simulando le vendite a società "filtro" prima della consegna al reale destinatario.
Il meccanismo fraudolento ha portato ad una evasione di poco inferiore agli 8 milioni di euro in relazione agli obblighi tributari, determinando nel contempo anche una violazione delle regole del mercato, consentendo di vendere merci a prezzi di gran lunga inferiori rispetto a quelli praticati da imprenditori onesti..
La Procura ha richiesto ed ottenuto dal GIP anche un provvedimento di sequestro nei confronti degli indagati per una somma di quasi 8 milioni di euro, oltre a quattro beni immobili che gli stessi avevano fittiziamente intestato ai propri figli minorenni al fine di sottrarli ad eventuali azioni esecutive poste in essere dall'Agenzia delle Entrate.
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