Bologna ultima fermata per il Napoli prima dell’Europa. Non una tappa qualsiasi, ma una passaggio importante verso Est e la legittimazione internazionale come gruppo tecnico che non teme né esami, né avversari. Sembra facile, quasi scontato, ma non lo è. Il migliore interprete del momento collettivo è Lorenzo Insigne, genietto che fuori dei confini nazionali è ancora in attesa di consacrazione ufficiale. Il suo talento per ora divide, non unisce, e il dibattito è stato già lanciato: colpa del ragazzo in fase di eterna maturazione oppure colpa di Ventura che lo distrae da quell’equilibrio che nel Napoli lo eleva a protagonista assoluto? Volendo essere più diretti, nel suo nome si lancia una sfida tra il cittì e il profeta Sarri. Un duello che non serve molto a nessuno e che può trasformarsi in un pericolosissimo freno inserito nella carriera di Insigne.
Insomma la nazionale come ostacolo e non come ulteriore carica psicologia per l’uomo e per l’atleta. Sono i paradossi del calcio che diventano splendidamente detestabili anche quando stanno rendendo un popolo di tifosi finalmente orgoglioso della propria squadra e dei propri giocatori. Non accadeva ai tempi di Maradona: la distanza tra l’Insuperabile e gli altri poneva il resto dei titolari su un piano totalmente subalterno. Non c’era che Lui, e a nessuno veniva in mente di contestarlo. Un atteggiamento, forse, eccessivamente dimesso da parte degli Adoranti che aveva stimolato la sensazione di onnipotenza maradoniana, provocando danni indotti. Oggi Maradona non c’è più in campo e il calcio messo in scena dal Napoli è uno spettacolo decisamente più democratico, La differenza pesa sulle spalle di Insigne, che non è un colosso, ma resta un gigante fantastico e vincente nei paragoni che disperatamente si tenta di organizzare per dimostrare l’indimostrabile. Come il Napoli, anche l’Italia non può pensare di rinunciare al genio ispirato. Occorre solo metterlo in grado di esprimersi, assicurandogli un livello di libertà appena apprezzabile.
Al di là delle teorizzazioni e delle formule coniate da chi vorrebbe un calcio per professori e non per poeti, il gioco più bello del mondo resta anche il più diretto, il più immediato dove la forza è dettata dalla creatività, dall’estro, dalla capacità di essere imprevedibili. Qualità che Insigne ha messo al servizio del Napoli, felicissimo modello di squadra divertente. Si riparte da Bologna, passaggio verso la Champions. Dalla prossima settimana, trasferta in Ucraina, contano i fatti. Le chiacchiere non fanno punti, solo un insopportabile rumore.
*già direttore di Sky Sport
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