Ora che Bruno Pesaola non c’è più, divorato a 89 anni dal milione di sigarette aspirate, possiamo anche ricordare quell’insospettabile tradimento del Petisso che al Savoia poteva costare una promozione in serie D costruita da Lello Pagano con una serie di colpi di scena che per nostra fortuna sarebbero durati ancora un bel po’. A Torre Annunziata Pesaola ha allenato per meno di metà stagione e il cammino della squadra con lui in panchina ci lanciò verso gli spareggi che avrebbero designato l’unica promossa tra le vincitrici dei tre gironi campani di Promozione.
Le notizie allora (siamo nel ’63-’64) viaggiavano con insopportabile lentezza, ma già il suo ingaggio per allenare una formazione di dilettanti aveva fatto clamore. Appena due anni prima aveva realizzato una straordinaria doppietta, riportando il Napoli in serie A e facendogli vincere (prima squadra di B) la coppa Italia. E la stagione successiva aveva cominciato da allenatore del Napoli, prima di finire travolto in una crisi che portò a una nuova retrocessione. Il percorso del gambero di Pesaola, dal campionato più prestigioso a un torneo regionale, era stato molto più lungo dei venti chilometri che separano il capoluogo dalla provincia (allora) addormentata. A Torre approdò per sostituire Petr Manola, un bosniaco che dopo aver girato mezza Europa, aveva costruito per sé un futuro napoletano come dentista con studio a Santa Lucia. Ma come allenatore non era un fuoriclasse e al progetto di Pagano serviva chi garantisse la vittoria finale.
Cioè Bruno Pesaola, strappato al suo negozio di scarpe nel quale dispensava battute e opinioni calcistiche che oggi lo avrebbero reso una star dei salotti tv. Gli fu consegnata una squadra appena impreziosita da un acquisto sensazionale per la categoria: Lello Pagano era riuscito a convincere Roberto Padovani, centravanti atterrato dagli infortuni sulla strada della gloria, a riprendere e l’innesto fu decisivo almeno quanto i consigli di Pesaola. Ma al secondo giro di spareggi proprio Pesaola mollò: già distratto dai corteggiamenti del presidente Lauro che lo rivoleva al Napoli, pensò bene che sarebbe stato meglio presentarsi da vincitore di un girone che da possibile sconfitto nelle finali. Non ha mai svelato questo mistero, ma la scelta portò fortuna a lui (promosso di nuovo in serie A l’anno successivo) e al Savoia che infilò un salto doppio, arrivando in dodici mesi dai Dilettanti alla serie C con la coppia Spartano-Lopez. Eppoi, saperlo oggi importa niente. Mancherai a tutti, Petisso.