A cura della Redazione
Si discuterà mercoledì 20 maggio, a partire dalle ore 14, il ricorso presentato dalla Reggina nei confronti della FIGC e della Procura Federale, riguardante la penalizzazione di tre punti inflitta al club amaranto dalla CFA (Corte Federale d´Appello) su richiesta della stessa Procura. Ad occuparsene sarà il Collegio di Garanzia a Sezioni Unite del CONI.
Il giudizio sarà decisivo per stabilire se la formazione dello Stretto, giunta ultima nel campionato di Lega Pro appena concluso, retrocederà in serie D oppure parteciperà, in virtù della eventuale restituzione dei tre punti, ai play-out contro il Messina. In quest´ultimo caso, sarebbe il Savoia a tornare tra i dilettanti.
La questione è alquanto spinosa e caratterizzata da cavilli giuridici e burocratici che potremmo definire complicati.
Secondo quanto riferito dai colleghi di solosavoia.it, le motivazioni su cui si fonda l´impianto difensivo del club calabrese sarebbero tutt´altro che "accoglibili".
Innanzitutto, il ricorso della Reggina si basa su due aspetti: il primo che contempla il merito delle decisioni degli Organi di Giustizia Sportiva; il secondo è relativo ai termini delle stesse.
Il patron Foti ha presentato un piano di ristrutturazione finanziaria al Tribunale di Reggio Calabria, che avrebbe dovuto essere avallato dalla Sezione Fallimentare entro il 17 luglio scorso. Tuttavia, il club avrebbe dovuto presentare la fidejussione per l´iscrizione al campionato di Lega Pro entro il 30 giugno. In pratica, la Reggina contesta al Tribunale della FIGC il fatto che non sia stata presa in considerazione tale fattispecie, ovvero che era impossibile presentare la fidejussione prima della decisione del Tribunale (ordinario) di Reggio. A questo punto, però, occorre rilevare che Giustizia Sportiva ed Ordinaria sono due ordinamenti distinti ed autonomi. Quindi, la Reggina, secondo il Codice di G.S., avrebbe dovuto rispettare comunque il termine del 30 giugno, pur se in attesa dell´approvazione del piano di ristrutturazione finanziaria ed economica.
Secondo aspetto. La società amaranto contesta il mancato rispetto dei termini sia nel giudizio di I che di II grado degli Organi di Giustizia Sportiva. Sarebbero decorsi i 90 giorni prescritti dal Codice tra la data di inizio dell´azione disciplinare (3 novembre 2014) e la sentenza del Tribunale Federale (17 febbraio 2015). Anche in tal caso, però, questa tesi può essere ritenuta inattendibile. Difatti, il legale rappresentante della società, Giuseppe Ranieri, aveva chiesto un rinvio, di fatto interrompendo i termini ed avviando, conseguentemente, un nuovo iter procedurale. Ciò significa che la sentenza del TFN è giunta ben prima dei 90 giorni prescritti.
Terzo aspetto. La Reggina si appella anche contro la pronuncia della Corte Federale d´Appello che lo scorso 27 marzo respingeva il ricorso sui tre punti di penalizzazione inferti ai calabresi. Secondo la Reggina, non sarebbe stato rispettato il termine di 60 giorni per il deposito della sentenza e delle motivazioni che, per il legale della società, sarebbe dovuto avvenire contestualmente o al massimo dieci giorni dopo. Le motivazioni, tuttavia, sono state rese note lo scorso 6 maggio, ben prima dei 60 giorni previsti. Tra l´altro, il termine non sarebbe "perentorio", quindi la sentenza resterebbe valida in ogni caso.
Come si evince, dunque, la matassa è piuttosto intricata. Il 20 maggio ne sapremo di più e verrà finalmente posta la parola "fine" ad una vicenda che di sportivo ha ben poco.