Sette persone arrestate per un omicidio di lupara bianca. La Squadra Mobile di Napoli ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di sette indagati. Il provvedimento è stato emesso dal GIP presso il Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. La vittima fu Antonino D'Andò, scomparso il 22 febbraio 2011, ritenuto uno dei luogotenenti di Carmine Amato, a sua volta erede di Raffaele Amato, uno dei capi del clan Amato-Pagano.
Le attività di indagine - fondate su dichiarazioni di collaboratori di giustizia, intercettazioni ed un’ampia messe di riscontri - hanno consentito di ricostruire mandanti ed esecutori di un omicidio ‘eccellente’ che costituì un’epurazione interna decisa da una componente del clan. Sullo sfondo, le lotte intestine tra l'ala facente riferimento a Mariano Riccio, genero di Cesare Pagano e designato a capo dell’organizzazione criminale, e la componente riconducibile agli Amato.
D'Andò venne assassinato ed il suo cadavere fatto sparire non per dissimulare la responsabilità dell’omicidio, quale ultimo atto di affronto nei riguardi di un affiliato rimasto fedele agli Amato e che non vedeva di buon occhio la leadership di Riccio.
La vittima fu attirata in trappola, venendo convocata per una riunione in uno dei covi del clan, per essere subito uccisa da un killer, legato da vincoli di sangue ai Pagano, che così se ne assunsero la diretta responsabilità. D'Andò fu poi sepolto in un terreno incolto rimasto ignoto.
Gli arrestati sono Giosuè Belgiorno, 29 anni, detto Giosuè 'o ruoss; il suo omonimo, ma 28enne, detto Giosuè 'o piccirillo; Mario Ferraiuolo, 28 anni, detto Marittiello quatt sold; Emanuele Baiano, 30 anni; Giuseppe Parisi, 51 anni, detto Pino; Mario Riccio, 27 anni, detto Mariano; Ciro Scognamiglio, 29 anni, detto Ciro bambulella.
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