Oltre trenta casi di illecite contribuzioni a favore di un organismo di rappresentanza sindacale, avente rilievo nazionale, effettuate inconsapevolmente da imprese partenopee. E' quanto hanno scoperto i finanzieiri di Napoli a seguito di indagini coordinate dalla locale Procura.
L'operazione ha portato all’esecuzione del sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente, emesso dal Tribunale del capoluogo campano, di un rapporto di conto corrente del valore di circa 320mila euro, riconducibile ad un Sindacato di lavoratori con sede a Roma. Soldi che sarebbero stati frutto di elargizioni “carpite” fraudolentemente ad imprenditori napoletani da alcuni consulenti del lavoro. Tali professionisti, forti del rapporto di fiducia che li legava ai propri clienti-imprenditori ed attraverso alcuni artifizi, all’insaputa degli stessi, hanno dirottato somme di denaro, sotto forma di quote associative volontarie, ad un Ente nazionale di rappresentanza dei piccoli imprenditori.
L’attività investigativa scaturisce dalla denuncia di un imprenditore partenopeo, il quale, nell’analizzare i rendiconti annuali della propria azienda, riscontrava alcune anomalie con riferimento al costo del personale dipendente, in relazione a dei versamenti ritenuti anomali e non abituali rispetto alle precedenti annualità. Gli accertamenti iniziali esperiti dai finanzieri hanno consentito di accertare che il consulente dell’imprenditore truffato, in maniera del tutto arbitraria, aveva incluso tra le spese correnti dell’impresa anche quote di natura volontaria destinate a quel Sindacato. L'anomalia riscontrata suggeriva agli investigatori di estendere gli accertamenti anche ad altre imprese in provincia di Napoli che, secondo i dati forniti dall’INPS Area Metropolitana di Napoli, risultavano aver effettuato tale tipo di versamento nel corso dell’ultimo quinquennio.
Le indagini, che coinvolgevano sette professionisti napoletani, hanno permesso di appurare che i rappresentanti legali delle imprese erano totalmente ignari di tali versamenti “volontari” a favore del Sindacato, mentre i professionisti indagati avevano tutti ricevuto compensi dalla stessa sigla sindacale per rapporti di consulenze e/o per collaborazione in corsi di formazione.
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