La telefonata di Dario arrivò che era quasi mezzanotte: “Dobbiamo lottare contro una cosa gravissima, in Campania hanno tagliato i fondi per le nostre terapie. Per noi sono indispensabili, sono come l’aria. Dobbiamo mobilitare l’opinione pubblica, tutti devono sapere”.
C’è chi senza riabilitazione non può resistere, negarla oltre che crudele è inumano. Disperazione ed esasperazione formano un mix di sentimenti atroce al quale non si può non reagire. Dario, promesso: tutti sapranno, tutti hanno già saputo, perché la storia dura da tempo, come pure la minaccia di falcidiare i soldi destinati a questa fondamentale funzione. Siamo giunti al momento cruciale: la fallimentare condizione della Sanità campana sta minando la civiltà dell’assistenza che aveva fatto dell’Italia un esempio positivo per tutto il mondo occidentale, Stati Uniti compresi.
Era un vanto per il Paese: non pensate agli sprechi, alle distorsioni delinquenziali della spesa pubblica, pensate a quanto dobbiamo (risarcimento mai completo, mai sufficiente) a chi deve vivere la propria vita in perenne rimonta. Come se ogni giorno questi nostri amici - che per noi restano insostituibili maestri di vita e dispensatori di ottimismo - avessero da scalare una montagna senza poter contare su un appiglio, un chiodo: un’arrampicata a mani nude, provateci voi a resistere.
Non esiste ragione eticamente accettabile per giustificare un simile taglio ai fondi pubblici. La percentuale di riduzione sarebbe stata inimmaginabile solo qualche anno fa. Oggi la mannaia si abbatte implacabile, insopportabile. Perché? Questa è la domanda che famiglie, medici, terapisti rivolgono al presidente De Luca e al commissario Polimeni, incaricato di porre rimedio al piano di rientro del disavanzo. Il taglio indiscriminato equivale all’azzeramento dei livelli raggiunti dopo decenni di applicazione, di studio, di ricerche. I budget possono essere riscritti, i piani rimodulati.
C’è un comparto in crisi, quello riabilitativo e socio-sanitario: questa non è una novità in un Paese che avanza lentissimamente e spesso arretra, ma quando si parla di Sistema Sanitario si parla di diritto alla sopravvivenza, soprattutto si parla di voglia di vivere che non può essere negata e tantomeno mortificata. Ecco perché siamo tutti con Dario e quanti come lui: bambini, ragazzi, ex giovani, uomini e donne proprio come noi, anzi meglio di noi, per i quali varrà sempre la pena lottare. Insieme per la vita.
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