Gino Palumbo fu prototipo del giornalista popolare, non nel senso della notorietà personale (nell’era pre-televisiva ricordavi le firme e non le facce), ma nel senso che come pochi era sempre capace di intercettare il gusto e l’umore popolare. Così riusciva sempre a dare ai lettori le risposte che si attendevano, e a trattare i temi giusti. Una storia partita da Napoli, dalle pagine del Mattino, e approdata nel palazzo più prestigioso dell’editoria nazionale: via Solferino 26, Milano. Il palazzo dove si confezionavano il Corriere della Sera e (a quei tempi) la Gazzetta dello Sport, il massimo per chiunque volesse leggere una parola - la più autorevole - su qualsiasi tema.
Sapete dove Palumbo sistemava il radar che gli permetteva di trovare il feeling con i lettori napoletani? Nel salone del suo barbiere, Carmine, straordinario conduttore di talk show molto prima che il termine venisse abusato. Abilissimo nell’introdurre il tema del giorno, ancor più bravo nel sollecitare i suoi clienti a scoprire le chiavi di interpretazione più originali.
Ho avuto la fortuna di conoscere sia Carminiello che il Maestro Palumbo. Con il direttore per qualche anno ho avuto anche la consuetudine di una telefonata quotidiana. La conversazione si apriva con la solita domanda: cosa c’è di nuovo a Napoli? Io ero ragazzo di bottega (nella redazione del Mattino), lui era a capo del primo giornale sportivo d’Europa: possibile che gli interessasse davvero la mia opinione? Probabilmente era solo un gioco, io lo vivevo come un esame continuo. Certamente era una lezione che mi ha aiutato a crescere, molto.
Da allora ho sempre cercato di riprodurre quelle magiche condizioni della barberia nascosta all’Angiporto Galleria: ho coinvolto (con successo ma senza dirglielo) il mio amico Giorgio; è stato più difficile replicare l’esperienza a Milano, ma il confronto continuo a cercarlo anche ora che frequento saloni virtuali come twitter e facebook. Per Torre sono in crisi di astinenza: di parole, delle vostre parole, delle vostre proposte, persino delle vostre lamentele (la cosa che meno di tutte mi piaceva).
Una volta, fino a pochi mesi fa, esisteva il muro di torresette.it, il vostro muro, dove affiggevate i vostri pensieri. Quel filone, che per molti valeva più d’una bussola, improvvisamente si è esaurito: è bastato che si richiedesse la registrazione, un momento di civiltà per evitare che dietro l’anonimato si celassero atteggiamenti poco trasparenti. Era successo anche questo, il restyling del sito aveva quasi imposto la fissazione di regole. Ma il buco, anzi la voragine resta.
Vi invito ufficialmente a colmarla. Il dialogo serve a tutti, non rinunciamo a parlare, a parlarci. Vi aspettiamo. Avete sicuramente mille cose da dirci.