Cinque anni a volte possono essere lunghi un’eternità. Cinque anni sono un tempo sufficiente perché possa calare l’oblio. Cinque anni sono quasi un salto generazionale: chi subentra ha una memoria molto più corta, ricorda meno, ha pochi riferimenti diretti. Cinque anni fa, a distanza di poche ore, morivano Dino De Laurentiis e Maria Orsini Natale, due eccellenze o due esempi di torresi vincenti e premiati dalla vita. Cinque anni dopo, che cosa resta a testimoniarne il passaggio? Che cosa Torre Annunziata, soprattutto, ha fatto e fa (o farà) per comunicare ai torresi di domani la loro appartenenza alla nostra comunità? Poco o niente, per ora, più o meno lo stesso trattamento riservato a Michele Prisco, uno dei più fini narratori che attraver-sarono il secolo scorso. Eppure, le storie di Dino, di Maria e, sempre in quegli stessi anni, di Michele comin-ciarono da qui, come le vicende di molti che partendo da Torre sono poi andati lontano senza mai recidere le radici.
Che cosa avrebbe potuto fare la città? Quando morì Prisco, sommessamente proposi di intitolargli l’istituto d’arte, poi consacrato a de Chirico: scelta legittima, ma più scontata. Secondo me, un’occasione persa. E il nome di Michele Prisco finì su una lapide, apposta accanto alla casa di famiglia. Se provassimo a fare un giro nelle scuole, oggi, quanti ragazzi troveremmo che hanno mai letto una pagina della Provincia addormentata? Credo pochi, anche se mi piacerebbe essere smentito. Dino De Laurentiis, almeno qui, viene associato più al Napoli (per il nipote presidente) che al cinema, al grande cinema americano che ha conquistato con la sua arte di saper produrre film blockbuster.
Certo, sostenere che De Laurentiis sia stato dimenticato è affermazione un po’ forte, ma stiamo parlando di come la sua città lo stia ricordando. Ed è una fortuna che CortoDino lo celebri attraverso la ricerca di nuovi talenti. A Maria Natale Orsini, Wikipedia (l’enciclopedia del sapere superficiale, della cultura fast food) riserva una paginetta che non riuscirà mai a evocare il fascino di quelle descrizioni minuziose nelle quali sono racchiuse le nostre origini. Lina Wertmuller rappresentò quel mondo lontano, affidandosi al volto di Sofia Loren. Aspettando che passi in tv una replica, se ne parla troppo poco. Donna Maria come Michele e Dino: la nebbia del tempo minaccia di avvolgerne i contorni. E il rischio per noi è di rimanere senza bussola.