A cura della Redazione
Non so quanti fossimo in strada mercoledì mattina, ma quell´onda umana sprigionava unenergia che non può essere dispersa così impunemente. Non può essere solo il magnetismo di quel quadro della Madonna della Neve arrivato da chi-sa-dove a ipnotizzarci per qualche ora; cè qualcosa di più, di più profondo a spingerci qui tutti il 22 ottobre, tornando per un giorno lungo quel Corso che per anni a molti è risultato soffocante quanto un cammino senza speranza.
Io credo fermamente che uniti possiamo ancora farcela. Non a fermare il tempo e a tornare in un passato che non ci potrà mai più essere, se non nelle cartoline in vendita sulle bancarelle della fiera, ma a costruire un futuro nuovo, diverso. Più pulito, in tutti i sensi. Prepariamoci, presto saremo sommersi da nuovo fango. Non basterà dire: io sapevo, io sospettavo, o non poteva che finire così. No, così non vale, quelle sono chiacchiere da bar sport, da panchina del pensiero debole. Stavolta bisogna cambiare.
E tempo da pensiero forte. Se ognuna delle migliaia di persone che mercoledì sè dato appuntamento a Torre per Torre, soffiasse nella stessa direzione, riusciremmo a smuovere le montagne. Soprattutto chi ha polmoni più giovani e capienti.
Lattesa del miracolo è finita, non possiamo più aspettare come Massimo Troisi che quel vaso si muova da solo per noi e non per gli altri. Detta con un termine un po forte, siamo al momento della mobilitazione. Dobbiamo fare qualcosa tutti insieme, far sentire la voce e le idee, inseguire linnovazione e non evocare il tempo che fu.
Può apparire un paradosso che questi propositi riaffiorino proprio mentre in bocca abbiamo il sapore delle mandorle zuccherate e nelle orecchie il suono di quella trombettina vestita da Pulcinella che richiama immagini in bianco e nero, ma non lo è. Accanto alle nostre facce sempre più percorse dalle rughe e vestite di grigio, ho visto giovani che non possono arrendersi. E che non hanno più tanta voglia di restare a guardare. Io ripeto spesso che le colpe sono le nostre, dei nostri egoismi, delle nostre ritirate strategiche che hanno lasciato campo libero a chi, per ancora maggiore egoismo, ha perseguito scopi personalissimi.
La processione è simbolica, anche per questo: per una volta si viaggia tutti nella stessa direzione. Con un impegno: finito il corteo, non disperdiamoci dissennatamente. Non facciamo travolgerci dal fango, depuriamolo.
MASSIMO CORCIONE