A cura della Redazione
Ci sono riti che sembrano eterni, immutabili nel tempo. Fin quando uníordinanza comunale non porta alla rivoluzione di uníabitudine: dal 23 maggio si sposta il mercato del venerdÏ, dalla mattina al pomeriggio. Sembra un dettaglio organizzativo, sconvolge liturgie che durano da sempre. Accadde qualcosa di simile quando fu disposto il trasferimento nella zona dello stadio. Si disse: come si fa a spostare tutto quel mondo fatto di voci, bancarelle, consuetudini dal centro della citt vecchia a una zona periferica? Oggi si fatica a trovare chi ricordi quel tempo ormai lontano, e non Ë solo una questione anagrafica. CosÏ come Ë invece una questione reale líesigenza di liberare líarea del mercato ora che la seconda torre del tribunale Ë cosa fatta (finalmente) e addirittura si guarda alla terza torre. Abbinare la casa della giustizia allíordinario caos del venerdÏ sarebbe stato impossibile, ancora pi˘ ardua la missione di trovare uníaltra sede in una citt dove non si Ë riusciti a ricollocare il mercato del pesce.
Rassegniamoci a cambiare abitudini, e organizziamoci per andare al bazar allíora di cena. In estate Ë un sacrificio possibile, tutto si sposta pi˘ in avanti, il rinvio puÚ valere anche come nuovo momento di aggregazione. Per i ragazzi (che meriterebbero anche altre possibili svaghi) e non solo per loro. Per tutti ci saranno altre occasioni: líapertura notturna degli Scavi sabato, per esempio. Líiniziativa Ë solo un esperimento, ma vale la pena sfruttarla: Ë un segnale di risveglio e non solo perchÈ sulla villa di Poppea si accenderanno le luci. Anche lo spazio degli stabilimenti balneari, la vera litoranea, promette soluzioni per passare la serata, tra musica on the beach, bar e ristorantini. Gi lo scorso anno si notÚ un mini fenomeno migratorio; classificarlo come turismo Ë forse esagerato, ma portava la sera al mare qualche migliaio di ragazzini provenienti da altri comuni. Lo spontaneismo andrebbe ora razionalizzato, magari con un piano di sviluppo, tanto per non disperdere forze finora silenti. Un nascente ottimismo potrebbe attenuare finanche i rimpianti dei nostalgici arrabbiati davanti ai maxi-manifesti che tappezzano le piazze díItalia con il marchio Voiello in bella evidenza. Non Ë pi˘ pasta di Torre Annunziata, invocare il ritorno al passato Ë meno di un esercizio accademico. Ma Torre Annunziata sta davvero cambiando? Sono solo indizi che attendono conferme. La lunga teoria delle richieste per accedere ai benefici della Zona Franca Ë un altro potenziale segnale di mutamento delle abitudini. Se nessuno d lavoro, i ragazzi provano a crearlo. Una sfida lanciata dopo anni di colpevoli assopimenti. Non Ë mai troppo tardi.
MASSIMO CORCIONE