A cura della Redazione
Non ci risparmieremo neppure il quarantesimo compleanno del disonore: la prossima sarà unaltra estate, scandalo ininterrotto dal 1973, in cui il nostro mare sarà un luogo proibito, un Gange che neppure la sacralità rende immune dallinquinamento.
Ma il nostro Inferno non avrebbe dovuto già aver chiuso il suo tempo despiazione? Non sera detto con toni trionfalistici che la messa in funzione del collettore mai provato avrebbe rappresentato la fine dei nostri guai? Poi era arrivata la prima precisazione: ci sono scarichi ancora aperti a mare, tre a Torre centro e tre a Rovigliano, là dove un regolare impianto fognario non è mai esistito, almeno quello destinato a case sorte secondo il più anarchico spontaneismo. I lavori stanno procedendo, ad andamento lento, ma senza stop. Tutto regolare? Macché. Spunta una delibera che nellultimo giorno dellanno bisesto più disgraziato, rimanda ancora la concessione della patente di affidabilità. Doveravamo tutti noi a gridare la nostra indignazione? Semplicemente non ceravamo. Non cerano le istituzioni, non ceravamo noi, nessuno di noi. Così, ad aprile, grazie allallarme lanciato da unassociazione sulla qualità peggiorata dellacqua in costiera, ci accorgiamo che resteremo unaltra estate sulla battigia a guardare un mare legalmente impraticabile. E stavolta conterà nulla se, apparentemente, la trasparenza sarà unaltra rispetto al recente o al remoto passato. Pare che manchino i tempi tecnici per sottoporre i campioni dacqua marina a tutti i test indispensabili per certificare (eventualmente) il mutato tasso dinquinamento.
Vi sembra normale tutto ciò? Non lo è. Sembra quasi che il tempo non conti, che un anno in più non possa mutare la nostra condizione. Invece non è così. Le occasioni vanno sfruttate, provocate, invocate. Basta un attimo di distrazione e tutto salta, ci si aggiorna alla prossima stagione, quando ci ritroveremo più poveri, più vecchi, più rassegnati. Ecco che cosa non deve subentrare, la rassegnazione. Non siamo burattini nelle mani di chi può segnare il nostro destino. Dobbiamo tornare protagonisti attivi, attori e non comparse. Che rabbia! Unaltra lunga parentesi di parole e nostalgia.
E la chiamano estate
MASSIMO CORCIONE