A cura della Redazione
Non siamo ancora alla mobilitazione collettiva, ma finalmente qualcosa si muove. E gli effetti di una presa di coscienza popolare non potranno che essere salutari per Torre Annunziata.
Lesempio arriva dalla Zona Rossa, unassociazione partita con unoperazione per il recupero di un piccolo tratto di via Caravelli, strada non periferico eppure affidata allincuria. Diventa quasi il paradigma della voglia di cambiare, di riscattarsi, di fare da soli se i tagli alla finanza locale e anche un po di menefreghismo da pubblico disservizio non consentono neppure la manutenzione ordinaria. E solo la partenza di una nuova avventura, il nome scelto evoca comunque una situazione di emergenza non limitata a una parte di città, ma estesa a tutto il territorio cittadino. Basta non lasciare soli i promotori, non abbandonarli, altrimenti il progetto diventerà un miraggio.
Ma non è un caso isolato: i Torresi nel Mondo sono stati quasi gli antesignani, con lentusiasmo contagioso di Oscar Guidone; il Comitato per Via Sepolcri ha fatto di tutto per stimolare la soluzione di un problema che non trova spiegazioni logiche; Oplontiamo ha una vocazione legalitaria che non può non essere condivisa. Presto proporremo un censimento di tutte le associazioni che hanno Torre Annunziata al centro della propria attività, nessuna merita di essere dimenticata, tutte vanno incoraggiate, sostenute come modello di partecipazione e perché no? di controllo nella gestione della cosa pubblica che per definizione appartiene a tutti noi cittadini. Chi ci governa è delegato, titolare di un mandato che non è una cambiale in bianco.
Per anni, troppi, abbiamo solo subito, assistendo impotenti a uno scempio che non ha mai avuto un solo responsabile. Essere rimasti a guardare, aver votato amministratori che poi il giorno dopo lelezione abbiamo cominciato a criticare non è unattenuante, ma unaggravante. Una deresponsabilizzazione che può solo aver peggiorato le condizioni della Grande Malata Torre Annunziata.
Questi segnali di risveglio sono confortanti, aiutano almeno a sperare nel cambiamento, non degli uomini ma della mentalità. E poi nessun controllo è più efficace di quello che può essere esercitato dal basso, dalle opposizioni, ma anche dai semplici cittadini riuniti in associazione. Si può partire da unaiuola per cambiare la faccia di una città. Forse siamo ancora in tempo, ma non spegniamo la voglia di fare.
MASSIMO CORCIONE