A cura della Redazione
Ci sono momenti in cui serve un segnale, un gesto simbolico per confermare che qualcosa è cambiato irreversibilmente. A Torre Annunziata quel momento è giunto, le minacce al procuratore Marino devono essere rinnegateda una manifestazione di popolo, da una discesa in campo della città. Il tempo del silenzio è finito, lopera di pulizia che negli ultimi anni ha quasi azzerato i clan ha reso tutti più liberi, meno condizionati, soprattutto finalmente affrancati dallalibi che la paura debba per forza assecondare le prepotenze. Scendere tutti in strada per dire io ci sono, così non diventa solo un rito formale, una solidarietà di facciata, ma il salto definitivo dalla parte della legalità. Per troppo tempo il Palazzo di giustizia è stato visto come un fortino assediato, intorno cera un mondo nel quale la legge veniva spesso oltraggiata: piccole e grandi violazioni che comunque diseducavano le nuove generazioni cresciute in un far west senza
regole. Ora quelle regole vanno ristabilite e a nessuno deve essere
concesso di riproporre il contropotere dellanti-Stato.
Questo è il momento per ribadirlo, il particolare che la marcia per la
legalità coincida con la festa per la Liberazione è significativo. Dobbiamo festeggiare unaltra Liberazione, premessa indispensabile per lo sviluppo che verrà quando la crisi mondiale finalmente cesserà di impoverirci. Almeno su questo punto anche la politica troverà un
punto in comune, una ragione di convergenza dopo le divergenze che hanno fatto della Giunta un puzzle in eterna trasformazione. Dallaltra parte ci sarà pure un esercito in disarmo, ma pronto a riorganizzarsi
secondo un modello sempre più simile a quello di unazienda. Allefficienza dellindustria del crimine deve rispondere una formazione
compatta, non una squadra minata da attacchi interni. Facciamo sentire la nostra voce: in piazza, attraverso la maratona della radio-web Nuovevoci, attraverso il nostro Muro, quello della Barca dei Saperi
timonata da Michele Del Gaudio e quelli di tutte le associazioni che stanno adoperandosi per riscattare limmagine di Torre Annunziata. Ogni megafono è utile, tutto è meglio del silenzio complice che quasi tutti abbiamo osservato per troppo tempo. Roberto Saviano, nei
giorni scorsi, ha rivendicato il diritto, sacrosanto, a scrivere e parlare di
camorra: conoscenza e indignazione attiva sono le uniche armi che possediamo per combattere il Male assoluto. Mai come in questo caso,
però, anche il numero fa la forza. Rivisto in tv, a distanza di un anno, Fortapasc è stato meglio di una seduta psicoanalitica: ancora paghiamo il prezzo salatissimo dei silenzi di quel tempo lontano. Lo
Stato oggi ci ha dato coraggio. E venuto il momento di esibirlo, senza atti eroici, tutti insieme, gridando giù le mani da Torre e da chi prova a farne un paese normale, come il procuratore Marino, ma anche
come tanti comuni cittadini che giorno dopo giorno lavorano onestamente e come i tanti che un lavoro vorrebbero averlo o
ritrovarlo. Solo così, finalmente saremo Liberi di Volare.
MASSIMO CORCIONE