A cura della Redazione
Facciamoci gli auguri: ne abbiamo tutti un gran bisogno. Ci è toccato il momento più difficile per avviare la ricostruzione della nostra sinistrata città. Ovviamente non parlo di lavori pubblici, anche quelli soffrono per la recessione che ci investirà nei prossimi mesi con la richiesta di altri sacrifici. Come se non ne avessimo fatti già a sufficienza.
Cè un vento di novità nella politica, il ciclone napoletano qualche effetto lo produrrà anche in periferia, effetti benefici ma non prevedibili nel dettaglio. Favorirà il ricambio, e pure una nuova moralizzazione, più di un decennio dopo Tangentopoli. Il rischio è la generalizzazione, il falso moralismo, la tentazione di considerare tutto materia poco nobile, da scartare. E, invece, il momento della partecipazione, dellinterventismo, del sostegno alle iniziative positive. Troppo spesso la politica è vissuta da spettatori, il Muro di Torresette ne è la conferma più evidente: tutti parlano degli altri, severissimi nel contestare gli errori, le omissioni, le innegabili mancanze. Ma limpegno diretto è unaltra cosa: sporcarsi le mani, scendere in campo è molto più impegnativo di quattro chiacchiere da bar.
Per la rifondazione, occorre resistere, almeno fino a quando leconomia non riprenderà il ciclo virtuoso. Lo stop non durerà in eterno, basta farsi trovar pronti alla ripartenza.
E già capitato altre volte, ma ora abbiamo una nuova speranza: la certezza dellinviolabilità del castello occupato militarmente dalla camorra è stata incrinata dalle continue operazioni di polizia e carabinieri. Si può vivere una vita normale anche qui. Rispettando la legge e beneficiando della convivenza pacifica. Siamo solo allinizio, ma un simile ottimismo non è mai stato tanto giustificato.
Sono pensieri positivi di fine anno, indispensabili per proseguire il cammino di cosciente sofferenza. Guai a farsi prendere dallo sconforto. Sarebbe lanticamera della fine.
Ecco perché provo a essere ottimista perfino sul Savoia. Avremmo dovuto festeggiare il centenario, pochi club in Italia possono vantare tanta anzianità e tale blasone. Invece siamo qui a patire e ad aspettare che sia un tribunale a decidere la sorte della squadra. Troppi predoni si sono avvicendati a Torre Annunziata, hanno fatto passerella, lasciando debiti diffusi e la sensazione nei tifosi di essere stati scippati della propria passione. La difficoltà è tutta nel trovare unalternativa: è finita lera dei mecenati, lidea dellautofinanziamento è suggestiva, ma difficilmente praticabile fin quando allo stadio non tornerà la folla che ornava le tribune solo qualche anno fa. Lazzeramento giudiziale può favorire lentrata di qualche personaggio disposto a investire senza essere gravato da un passivo ricevuto da uneredità delittuosa. Non siamo i soli a vivere questa precarietà, le cronache dei giornali sportivi sono più ricchi di citazioni della legge fallimentare che di rilievi tecnici. E al termine della stagione si starà ancora peggio, dalla serie A ai dilettanti.
Non resta che resistere, facendoci gli auguri. Ne abbiamo tutti bisogno.
MASSIMO CORCIONE