A cura della Redazione
Nei giorni della festa si ha poca voglia di ricordare, poca voglia di sfogliare lalbum della memoria, quasi si potesse esorcizzare così il passato che non ci piace, che ha provocato in noi dolore o anche solo indignazione. La storia di Giuseppe Veropalumbo, invece, proprio in questi giorni di festa torna prepotente, in tutta la sua assurdità. Un papà ucciso mentre aspetta a tavola la mezzanotte di San Silvestro, senza un perché, da una mano restata anonima anche ora che è trascorso un anno. Difficile che la moglie e la figlia possano mai farsene una ragione. Per Torre Annunziata, per tutti noi, quello fu il punto più basso toccato nel degrado. La vita umana ridotta a valore irrilevante, le armi usate proprio come fossero giocattoli, nella rassegnazione generale. Ma ora che la speranza è riaffiorata, la tragedia della famiglia Veropalumbo non può essere cancellata, rubricata come una notizia darchivio. Carmela, la sposa che aveva visto il marito accasciarsi improvvisamente, disse che avrebbe lasciato Torre Annunziata, che avrebbe abbandonato il proprio paese insieme con la sua piccola. Non lha fatto, ha dato a tutti noi unaltra chance. Eppure non abbiamo fatto molto: madre e figlia, al di là della solidarietà immediata, hanno avuto poco. Un piccolo lavoro trovato grazie allinteressamento di un cantante impietosito dallincredibile morte di un suo fan, niente che consenta di progettare un futuro sereno. Colpa di una finanza locale sempre più strozzata dalla precarietà dei conti pubblici, ma soprattutto dellindifferenza che presto, troppo presto cala su storie come queste. Nessuna voce filtra sullinchiesta per lindividuazione di chi quella notte disgraziata sparò per gioco, devastando tante vite. Come se quellassassino fosse svanito nel nulla, coperto da troppa omertà e da un sistema che proteggeva e allevava i giovanissimi delinquenti. Dodici mesi dopo, per fortuna, Torre Annunziata un poco è cambiata. E mutata soprattutto latmosfera: la legge non è più vista come eventualità remota che regola la vita collettiva, ma come norma indispensabile per la convivenza. Siamo solo allinizio, ma gli effetti si vedono. E vero, non sono supportati da una situazione economica favorevole, la recessione è caduta nel periodo peggiore per noi, quello della ricostruzione, dellanno zero. Dovremo soffrire ancora, ammesso che se ne trovi la forza. Ma lo Stato un piccolo regalo per Carmela e la sua piccola dovrebbe prepararlo. Ora che ha riaperto gli occhi su Torre Annunziata, ora che fa sentire la presenza sul campo, uno sguardo al recentissimo passato potrebbe darlo. Magari coinvolgendo nel progetto per la legalità ritrovata chi dallillegalità diffusa è stata colpita nella maniera più violenta. Non servirebbe a restituire Giuseppe alla propria famiglia, ma aiuterebbe a ridare la speranza a chi, nel nome del padre, vorrebbe poter combattere alla pari la battaglia per la vita.
MASSIMO CORCIONE