A cura della Redazione
Lette da lontano le cronache di Torre Annunziata rendono lidea di una città molto simile a Chicago negli anni 20 dello scorso secolo: rapine ai supermercati, colpi di mitragliatrice sparati in aria come tric trac a Natale, diffusa insofferenza per chiunque rappresenti lordine costituito. Un affondo sferrato mentre gocce di speranza venivano distillate da notizie come la firma del patto di sicurezza o come il prossimo arrivo dellEsercito. E queste coincidenze temporali sono ancora più inquietanti. Sembra si sia in presenza quasi di un atto di sfida, lennesimo nei confronti dello Stato che tenta di rialzare la testa. La risposta, proprio per questo, deve essere ancora più forte, ma lordine deve partire dal centro dove almeno a parer mio si ha unidea ancora molto approssimativa della drammaticità della situazione. Si procede per luoghi comuni, per frasi fatte, senza scendere mai in profondità con scelte di campo significative. Noi siamo la frontiera, al di là della linea di confine cè la resa, la sconfitta di tutti.
Se tre delinquenti, allora di massimo afflusso del venerdì pomeriggio, entrano in un supermercato e razziano lincasso in due minuti senza neppure proteggere la fuga, significa che il rischio di essere individuati e catturati viene calcolato come irrilevante. Ma i danni che simili prodezze producono vanno molto al di là del bottino rapinato. Generano terrore, insicurezza pubblica, voglia di smettere nei pochi imprenditori che ancora non hanno scelto lesodo da Torre Annunziata. La risposta dovrebbe essere forte, fortissima. Non so quali benefici reali apporterà larrivo dellEsercito, certamente sarà un segno di presenza, un messaggio chiaro: il territorio non è stato ancora ceduto completamente.
Ma per vincerla, questa battaglia di civiltà, occorre altro: i magistrati del Tribunale da anni denunciano che sono posti nelle condizioni di non poter neppure fare attività investigativa, carabinieri, polizia e guardia di finanza sono eternamente alle prese con problemi di uomini, i vigili urbani spesso di sentono delegittimati dagli stessi cittadini. Insomma si vive in una condizione dove limpunità è molto più di una eventualità accidentale. Ecco, io penso che di questa emergenza arrivi a Roma uneco molto lontana. Colpa di una comunicazione che sistematicamente ci penalizza: non esiste un vero portavoce delle nostre angosce nel Palazzo, pare quasi che il grido che parte da Torre Annunziata sia sistematicamente sottovalutato. Il sindaco Starita, e prima di lui il predecessore Monaco, hanno lanciato disperati appelli affinché lintervento sia efficace e tempestivo.
Finora non cè stato. E il pericolo che sia laltro esercito a infoltirsi di nuovi arruolati sè purtroppo già trasformato in realtà. In quale altro posto verrebbe in mente di sparare in alto colpi di mitraglietta, così per gioco? Scene da terra di guerra civile. Noi, cittadini comuni, siamo stati disarmati di ogni certezza. Aspettiamo la liberazione, ma i
nostri tardano ad arrivare.
MASSIMO CORCIONE