A cura della Redazione
Proviamo con il network della buona volontà Posso andare controcorrente? La lettura dei vostri messaggi sul muro dovrebbe provocare la rassegnazione più disperata: voglia di fuggire, accuse di inciviltà, insofferenza per ritardi diventati ormai cronici, denunce continue di illegalità che sono sotto gli occhi di tutti. Invece provo a interpretare con il linguaggio dell’ottimismo. Non datemi dell’illuso, dell’utopista, del vaneggiatore: se non ci fosse davvero una voglia di cambiare, non ci si accorgerebbe neppure di ciò che non va, né si sentirebbe il bisogno di allontanarsi, scelta estrema che è pur sempre un atto d’amore. Sono bastati due giorni trascorsi a Torre per riascoltare le solite litanie, proprio quelle che ci frenano più di un macigno messo sulle rotaie. Eppure qualcosa si muove, piccoli segnali ai quali si accompagnano i soliti orrori. Di cui siamo tutti responsabili. Ma parliamo prima delle cose positive, una volta tanto. Prendete la rassegna ospitata nella scuola elementare di Via Caravelli. Un’iniziativa partita dal basso, dalla voglia di far qualcosa di un gruppo di persone animate solo da buona volontà, senza altri scopi, altre mire. Proprio sul nostro muro di Torresette ho letto una proposta che andrebbe incoraggiata: formiamo un network di persone perbene. Io non credo alla somma divisione tra gente perbene e gente permale, ma l’idea del network, della rete che tutti lega per un obiettivo da catturare mi affascina, come il pensiero che possa esserci un contagio positivo. Una riflessione che ha preso forza vedendo gli effetti nefasti di un altro contagio, stavolta negativo: non c’è un Grande Vecchio che ci spinge al di là della legge, non c’è un boss che costringe tranquilli padri di famiglia a girare in motorino senza casco, o signore ingioiellate tentare di forzare il blocco di un’isola pedonale. Lo fanno tutti non può essere la spiegazione, nemmeno se lo chiedi a un ragazzino che mostra anche il ghigno feroce per spirito di emulazione verso i modelli sbagliati. Ecco, è tutta una questione di modelli: non riusciamo a proporne più di buoni. L’idea del network servirebbe proprio a questo: convincerebbe qualcuno a non partire e qualche altro a considerare la legge uno strumento di convivenza e non solo un fastidioso limite alla propria libertà. Proviamo ad andare tutti insieme controcorrente. MASSIMO CORCIONE DIRETTORE SKY SPORT