A cura della Redazione
Ancora non è chiaro il pretesto che ha portato due killer a sparare una raffica di colpi su Giuseppe Gallo e il suo cane. Non chiamatelo movente, però: non esiste al mondo una sola ragione per cui un uomo possa decidere di uccidere (o di far uccidere) un suo simile. Questa morte ha prodotto nella città un moto di ribellione, una voglia di reagire che va indirizzata verso lobiettivo cui tutti tendiamo: riportare Torre Annunziata a una dimensione di civiltà, dove la vita umana abbia un valore assoluto e non relativo. Non sono solo parole, ma linizio di una mobilitazione almeno delle coscienze.
Eppure trovo insopportabile anche solo lidea che si possano classificare i morti ammazzati, le vite troncate per decisioni arbitrarie di altri uomini, atti di barbarie che ci fanno retrocedere al livello di società primitiva. Proprio sul nostro Muro ho visto cedere alla tentazione di comparare le morti, paragonare la mobilitazione che seguì lassassinio del tenente Pittoni alla quiete rassegnata delle forze dellordine dopo lomicidio del meccanico, o dopo lincredibile fine di Veropalumbo. Permettetemi di insistere: non è questa polemica che ci aiuterà a uscire dal fango nel quale siamo immersi. Scoprire chi ha ammazzato un carabiniere durante una rapina è più facile che individuare chi ha sparato in aria la notte di San Silvestro in un quartiere consegnato alla malavita oppure scoprire gli esecutori di un delitto commissionato non si sa da chi e soprattutto perché. Non basta rastrellare unintera parte di città, occorre che qualcuno parli. E qui lomertà è una legge più che una regola. Dobbiamo chiedere che la città venga ripulita, non assediata per qualche giorno prima di abbandonarla di nuovo al proprio triste destino.
Siamo una terra di frontiera, dove il potere dello Stato viene spesso negato, dove il concetto di norma inderogabile è sistematicamente rifiutato, dove però lautocommiserazione minaccia di frenare anche lautocritica. Ecco perché la richiesta di aiuto deve partire alta forte e chiara, diretta a Roma (o alla dependance napoletana del Governo). Ma non condizioniamola a paragoni improduttivi. Soprattutto se i paragoni riguardano i morti.
MASSIMO CORCIONE
DIRETTORE SKY SPORT