A cura della Redazione
Che cosa resterà dopo la vergogna, lindignazione, la rabbia che tutti noi torresi abbiamo provato e continuiamo a provare in questi ultimi, lunghissimi giorni? Un ragazzo sardo di 33 anni, che aveva scelto di fare il carabiniere, è stato ucciso da uno cresciuto qui, accanto a noi, in questa terra senza legge, dove tutto (anche lorrore) sembra acquisito come cosa normale, inevitabile. Girare senza casco, entrare allo stadio senza biglietto, imporre il pizzo a chi prova a vivere di commercio, vendere droga, impugnare una pistola per rapinare un ufficio postale, uccidere chi prova a fermarti sono gradini di una scala che porta allabisso: lo stiamo sperimentando in queste ore, con le telecamere della cronaca di nuovo accese sulle nostre strade che in tv appaiono ancora più brutte, degradate, disastrate. Sono limmagine della nostra condizione attuale.
Il dramma di Marco Pittoni, la vittima della rapina di Pagani, lo strazio della sua famiglia, la voglia di giustizia gridata sulla sua bara dal magistrato che indaga e dai suoi compagni dArma ci fanno sentire ancora più colpevoli. Sì, anche noi che non abbiamo mai neppure sfiorato una scacciacani, anche noi che quotidianamente ripetiamo la nostra diversità da chi diffonde unimmagine di Torre Annunziata città brutta-sporca-e-cattiva: abbiamo tollerato troppo, abbiamo fiancheggiato il malaffare, abbiamo evitato di imporre a noi stessi e ai nostri figli il rispetto delle regole, ci siamo trasformati pure in fuorilegge, quando la legge era solo un divieto di sosta. Marco Pittoni, carabiniere che neppure ci conosceva, ha pagato con la vita per noi. Nessuna lettera di scuse collettive potrà mai compensare la sua morte, riempire il vuoto lasciato alla sua famiglia. Ma se davvero quellassassinio barbaro ha prodotto un risveglio della coscienza torrese, se la risposta dello Stato continuerà oltre lemergenza appena vissuta, se da questa storia usciremo indignati sì, ma finalmente consapevoli che la nostra insostenibile leggerezza ha prodotto danni quasi irreparabili, allora dovremo onorare Marco Pittoni non solo come un tenente vergognosamente ucciso da uno di noi, ma come salvatore di una città che ora ha il dovere di adottarne almeno la memoria.
MASSIMO CORCIONE
DIRETTORE SKY SPORT