«L’uomo è diventato l’ingranaggio della macchina della tecnocrazia. Ha perduto la sua umanità, ha perduto la sua spontaneità, ha perduto tutto ciò che lo caratterizzava come uomo». La professoressa Emila Pagano, socia emerita dello Sport Club Oplonti, si sofferma con profondità nell’introduzione del tema centrale di “Leggere l’invisibile – lo sguardo poetico nell’era della tecnocrazia”, il laboratorio di poesia immersiva condotto ieri sera dalla docente e scrittrice torrese Carola Flauto nella sempre suggestiva sede del sodalizio oplontino.
La rapidità, la velocità che sostengono oggi la diffusione e la sovrapposizione delle informazioni, hanno eliminato dal nostro quotidiano la possibilità di indugiare, di fermarsi per decrittare i misteri dell’esistenza. Prima, anche inconsapevolmente, riuscivamo a ritagliarci un lasso di tempo, in certi casi anche considerevole, per studiare l’inesplicabile della vita. Da qualche anno l’imposizione della “tecnocrazia” ha azzerato questo aspetto lirico della realtà.
E a tal proposito Carola Flauto si chiede e ci chiede: «In questa tempesta tecnologica di parole di plastica, svuotate di senso, prive di radici, che posto occupa la poesia? E come possiamo salvarci dall'oblio dell'essere? Come recuperare la “restanza"? Come ritrovarsi umani?».
La scrittrice ha risposto attraverso ulteriori domande: «Che cos’è la poesia? Cosa perderemmo nell’esistenza se ci negassimo la parola “poetica”? Se ci negassimo ciò che il poeta ci insegna: il ritmo. Differente e inedito rispetto ai nostri ritmi abituali: la lentezza, la pausa, il silenzio, l’incanto sonoro».
Carola Flauto ha tracciato un solco profondamente immersivo attraverso un’autentica, originale, dotta lezione educativa che ha ipnotizzato una sala gremitissima (molti i giovani) con presenze che andavano ben oltre il cosiddetto “territorio vesuviano”. Ha coinvolto i presenti a giocare con le parole, ad interagire mediante un’idea di collegamento tra termini solo apparentemente slegati tra loro.
«Spera nelle parole, bussa alle parole, spalancale, fracassale, accarezzale. Bisogna coltivare la passione per le parole, avere cura di loro perché sono un ponte tra io e tu. Sono in via di estinzione del “non lo so”. Il poeta riceve parole da bocche misteriose e la poesia è un dono fatto agli attenti. Così lo sguardo poetico ci conduce fuori dall’ordinario», conclude la scrittrice.
La colonna sonora della serata è stata affidata al delicato e sapiente pianoforte di Anna Lavinia Di Casola, alunna di Carola Flauto al Liceo Statale Pitagora-Croce di Torre Annunziata.
Significativa la presenza tra il pubblico del senatore Orfeo Mazzella che ha mostrato sensibilità personale ed istituzionale nei confronti di un evento di notevole spessore culturale.
Carola Flauto, docente di materie letterarie al Liceo Statale Pitagora-Croce di Torre Annunziata, è autrice di diversi romanzi distopici. Vincitrice del Premio Elsa Morante di Dacia Maraini per la letteratura ragazzi (2006) con un romanzo sul diritto all'acqua, nel 2019 riceve la nomination Leone d'oro di Venezia per la pace e meriti professionali per “aver coniugato impegno civile e letteratura”.
Fonda nel 2004 la “Fabbrica delle storie”, laboratorio permanente di narrazione, che ha portato in giro per l'Italia con incontri di scrittura per ragazzi e adulti. Il “Poiesis Lab” è nato nel corso della pandemia come sperimentazione della poesia sociale e forma di aggregazione nel periodo di spaesamento. Attualmente conduce il “Laboratorio Anita Sorrentino”, attivo presso il Liceo Pitagora-Croce, per la promozione di teatro, psicoscenica e scrittura drammaturgica.