“I Testimoni della Devozione” è il titolo dell’incontro, all’interno del circuito “Devozioni Festival”, avvenuto tra i rappresentanti della società civile e clericale, impegnati nel sociale, e gli studenti del Liceo “Pitagora-Croce”.
Un dibattito ed uno scambio di opinioni sul tema dell’inclusione, termine molto spesso abusato, molte volte usato come baluardo di una propaganda politica e fin troppe poche volte concretizzato.
Un’ “indagine” su una nuova accezione da dare al termine devozione, non più inteso solo nella sua visione puramente religiosa ma aperta ad una più ampia e vicina al nostro quotidiano, come un dovere d’azione nei confronti di una collettività alla quale ognuno di noi appartiene e ci si riconosce, come apprezzamento dell'altro, inteso e come essere umano e come cultura.
Gigi Di Luca, direttore artistico di “Devozioni Festival”: “Oggi la nostra è un’identità comune, allargata, multiculturale. Con il mio lavoro da regista teatrale e direttore di Festival, da oltre ventisei anni mi occupo di sviluppo culturale, cultura degli immigrati attraverso la conoscenza del loro universo culturale. Il festival si chiama Devozioni, volutamente declinato al plurale a voler intendere la passione verso la vita, verso ciò in cui crediamo e permetterci di migliorare noi stessi e gli altri. La devozione la possiamo trovare ovunque: nel preservare la tradizione, nel rispetto degli altri, nell'impegno della capacità di essere utili agli altri. Questa mattina – continua- abbiamo qui i testimoni della devozione, coloro che sono dietro le quinte e che quotidianamente operano in silenzio per il bene altrui raccontandoci anche di disagio.”
Inclusione e devozione due temi che confluiscono in un unico progetto, trattati non solo sul piano della cultura artistica ma nei molteplici aspetti e settori sociali: dal mondo della scuola, a quello dell’immigrazione fino a toccare il delicato e non facile mondo delle carceri.
Ospiti e relatori dell’incontro: Don Salvatore Melluso, referente dell’ufficio immigrati della Caritas diocesana, l’avvocato Domenico Fatigati, sportello migranti ufficio affari legali della curia di Napoli, Vincenzo Sbrizzi, giornalista e scrittore, Don Franco Esposito, cappellano del carcere di Poggioreale che nel suo intervento tocca l’argomento della detenzione carceraria.
“Voglio esprimere la gioia che sento quando i giovani si incontrano per riflettere su valori ed ideali e sul modo in cui poter dare il proprio contributo affinchè le cose possano migliorare nel mondo, nella vita e nei rapporti. Ringrazio gli organizzatori perché in questa meraviglia dell'incontro avete inserito la pastorale del carcere, un argomento non sempre così digeribile e appetibile, sempre messo ai margini come qualcosa che non ci riguarda. Sono tanti anni che mi interesso della realtà carceraria – dichiara- don Franco- come cappellano a Poggioreale. Più vado avanti nel mio servizio all'interno del carcere più mi rendo conto della sua dannosità. L’ 80% dei detenuti che finisce la pena in carcere poi vi ritorna, il che significa che il carcere non ha svolto il compito affidatogli dalla costituzione cioè quello di ri-educare e reinserire nella società civile il detenuto. Il contrario dell'inclusione è l'esclusione, il carcere è il drammatico emblema dell'esclusione: esclusi dalla società, dalla vita pubblica, da tutto ciò che fa di una persona un uomo e la cosa più tragica è che viene escluso da quella realtà che è l'unica positiva che può migliorare l'uomo, l'affettività”
A moderare l’incontro Salvatore Perillo, introduzione ai lavori del dirigente scolastico, Benito Capossela, saluti istituzionali del sindaco, Vincenzo Ascione.