Percorsi tra le bellezze di un tempo senza tempo.
La magnificenza storica ed architettonica della Villa di Poppea presentata e raccontata, ieri, dalle voci degli esperti dell’Archeoclub “Mario Prosperi”, scene di vita quotidiana tra il dominus Lucius Cassius Tertius ed il servo Caius interpretati dagli attori del “Gruppo Storico Oplontino” per l’evento “La schiavitù e l'instrumentum domesticum della villa di Poppea”.
Sole al tramonto, brezza estiva, gioco di luci e voci sapienti per un’immersione ed immedesimazione del visitatore in millenni di storia.
La capacità delle valenti guide di accompagnarti per mano, passo dopo passo, tra le stanze, gli affreschi, i giardini e le suppellettili presenti all’interno del sito archeologico, con la sensazione di riuscire a poter sentire i profumi, gli odori, le voci ed i rumori del vivere quotidiano antico.
La leggerezza, la dovizia di particolari e curiosità, la capacità di attrarre e la semplicità di linguaggio nel rendere godibile e fruibile la solennità dei luoghi calpestati, anche a chi poco conosce della storia antica del territorio, hanno reso l’itinerario guidato di ieri un’esperienza difficile da dimenticare.
Il Sito Archeologico di Oplonti comprende una villa d'otium chiamata “di Poppea” ed una villa rustica detta “B” o “di Lucius Crassius Tertius”.
Risalente al I secolo a.C. la Villa di Poppea fu scavata per la prima volta nel Settecento ma solo alla fine degli anni sessanta del Novecento sono iniziati i primi lavori per riportarla alla luce. Una villa d'otium dove comunque si producevano vino e olio. Attribuita a Poppea Sabina per l'iscrizione dipinta su un'anfora, indirizzata ad un liberto della moglie di Nerone; al momento dell'eruzione del Vesuvio la villa era disabitata, forse in fase di restauro, tutti gli oggetti sono stati ritrovati accantonati in alcune stanze. Ad oggi la costruzione non è ancora interamente scavata per via della presenza della strada e del vicino edificio militare, lo spolettificio.
La villa di Lucius Crassius Tertius risale al II secolo a.C. e deve il suo nome ad un sigillo in bronzo rinvenuto nell'area della costruzione, che reca questo nome. Scoperta nel 1974 si ritiene che sia una villa rustica, il sito non è ancora visitabile. La grande quantità di anfore, pesi e suppellettili rinvenuti fa ipotizzare che quella fosse adibita al commercio. Parte dell'edificio era riservata all'abitazione del dominus infatti sono ritrovati affreschi pregevoli, gioielli e monete ed anche i resti di cinquantaquattro persone. E’ notizia di pochi giorni fa che la villa a breve potrebbe essere aperta al pubblico.