Balzo nel seicento con Ida La Rana, autrice ed illustratrice de “Lo cunto di Zoza”.
Per la rassegna “Voci al Museo” l'autrice, intervistata da Roberta Miele, ha raccontato il mondo dei cunti.
La sua è una rivisitazione, curandone testi e tavole grafiche, del cunto cornice de “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile, scrittore giuglianese del diciassettesimo secolo, autore di una raccolta di cinquanta fiabe raccontante da dieci novellatrici nell’arco di cinque giornate per deliziare la consorte del principe Tadeo, per tale motivo definito Pentamerone, sul modello del Decamerone boccacciano.
La Rana sceglie di dare maggiore luce alla fiaba di Zoza ritenendola punto cruciale dell’intero volume di Basile, perché contente al suo interno le finalità ed il filo conduttore in toto del libro.
“Lo cunto di Zoza” narra la vicenda della principessa malinconica Lucrezia, detta Zoza, per la quale il padre si strugge per farla sorridere invitando a corte, invano, saltimbanchi, buffoni e uomini di spettacolo. Un giorno, però, mentre si trova affacciata alla finestra della sua stanza, scoppia a ridere allorquando vede una vecchia scoprirsi il ventre come segno di insulto verso un giovane paggio che l’ha infastidita. La vecchia si vendica della risata con una maledizione: impedirà a Zoza di trovare marito, ad eccezione che riesca a rianimare il principe Tadeo di Camporotondo, che a causa di un incantesimo giace in un sepolcro, ma per svegliarlo e poterlo poi sposare dovrà riempire di lacrime un ampio vaso sistemato ai piedi del suo corpo inerte. Zoza inizia l'impresa, l'anfora è quasi piena quando, stremata dalla fatica, si addormenta. Allora una schiava si sostituisce a lei, versando le ultime lacrime in modo da svegliare il principe e si fa sposare. Zoza, però non dispera e decide di andare a vivere davanti al palazzo del principe, in attesa dell’occasione per vendicarsi. L’arrivo della bella fanciulla non sfugge a Tadeo, il quale se ne innamora provocando le ire della moglie, la quale, rimasta nel frattempo incinta, lo minaccia ripetutamente di procurarsi un aborto. Zoza riesce, con alcuni stratagemmi ad infondere nella schiava il desiderio di ascoltare fiabe, e con un bando dieci vecchie si alterneranno a palazzo per narrare una novella ciascuna al giorno, per cinque giorni... da qui ha inizio “Lo cunto de li cunti”. Quando nell’ultima giornata l’ultima novellatrice non si presenterà sarà Zoza a prendere la parola e racconterà la sua storia, la verità.
Le fiabe e la magia che queste infondo, le pene della principessa stessa, la narrazione, la morale contenuta al suo interno, diventano per Basile l’escamotage per rivelarci i vizi e virtù dell’uomo, usi e costumi, che col tempo che passa e si evolve, sono rimasti costanti. Spunti diretti e semplici per una riflessione su temi che non travalicano il tempo.