L’emergenza Covid-19 ha costretto ad una “rivoluzione” del sistema didattico, l’istruzione in presenza si è vista sostituire d'emblée dalla DaD (didattica a distanza).
A riguardo abbiamo chiesto un parere alla scrittrice e docente, Carola Flauto, protagonista con i suoi alunni, la 3A del Liceo Scientifico “Pascal” di Sant’Antonio Abate, di un servizio nella rubrica “Tutto il bello che c’è” all’interno del Tg2, dedicato allo storytelling di letteratura italiana utilizzato per la DaD, realizzando un compito di realtà su Petrarca.
“Con l’introduzione di questa nuova modalità di insegnamento vi è stata un’impreparazione generale e ci è stato permesso di utilizzare il mezzo tecnologico a noi più comodo. Così con WhatsApp ho fornito ai miei alunni materiale extra, rispetto a quello già in loro possesso – aggiunge -, ho registrato e poi condiviso con loro lezioni come se fossero in presenza. Lanciando e lasciando in sospeso interrogativi, in modo tale che loro potessero interagire, nell’immediato, con domande ed opinioni in merito alla lezione.”
Quello dello storytelling è un metodo molto interessante ed innovativo che stimola la creatività del discente. Chiediamo alla docente come questo si integra nel “canonico” percorso scolastico. “Lo storytelling è parte integrante della mia didattica già da prima della Dad – aggiunge Flauto -. Posso dire di essere un’antesignana a riguardo e sono stata anche criticata ma lo storytelling permette allo studente di studiare per riflettere”.
Non è superfluo dire che la didattica è in presenza ma questa svolta metodologica, questi supporti tecnologici, in aggiunta non in sostituzione, precisa la Flauto “sono serviti a creare connessioni con la realtà”, a limitare, in maniera seppur aleatoria, il distanziamento sociale venutosi a creare.
“Lavoro da sempre con metodologie connesse alla realtà – prosegue -. Sono una persona che si pone tante domande e mette in dubbio tante cose, questi dubbi li traferisco ai miei alunni ed insieme cerchiamo di evaderli. La lezione è narrazione e spingo loro (gli studenti) ad esplorare gli inferni umani, cercare nella propria vita ciò che leggono, ricostruire e riflettere. La gente ha bisogno di narrare e sentirsi narrare, per costruire abbiamo bisogno di tre cose imprescindibili e necessarie: l’uso della verità, non bluffare mai ed usare in maniera adeguata e consapevole le fonti”.
Su come questa sua metodologia sia stata recepita e valutata all’interno del suo mondo scolastico, ci risponde enfatica. “Con i colleghi abbiamo lavorato in comunione, raggiungendo risultati più che positivi. I ragazzi, poi, sono stati fantastici, hanno reagito al trauma della chiusura forzata, per il servizio al Tg2 hanno fornito loro il materiale alla giornalista Silvia Vaccarezza, hanno lavorato fino ad ora tarda con zelo dichiarando di non essergli pesato il lavoro, anzi. Filomena Zamboli, DS del liceo “Pascal” – continua la Flauto - ha supportato il tutto. Una donna dall’estrema apertura mentale. Non è una preside burocrate, rispettosa sì della legge ma la connette nella realtà scolastica usando l’amore e l’empatia. Con lei abbiamo rivisto le schede di valutazione, revisionato i criteri di valutazione”. Operazione quest’ultima di estrema umanità ed intelligenza, ogni alunno ha una propria peculiarità ed è su quella che bisogna puntare e lavorare.
La nostra chiacchierata si è spostata sui vari aspetti che riguardano l’insegnamento, il ruolo/missione dell’insegnante e la sua formazione. “Urge un investimento sulla formazione del docente, una revisione pedagogica, il che non significa rinnegare i padri ma connetterli al presente per agevolare la partecipazione attiva e creativa dello studente. Revisionare il criterio di reclutamento, basandolo sullo stile del docente stesso, gli si dovrebbe dare la possibilità di studiare lo stile di comunicazione come la PNL (programmazione neurolinguistica). Bisogna offrire ai docenti una formazione di tipo esperienziale con laboratori in situazione. Il docente stesso deve ridiventare alunno e rimodulare la propria pedagogia. Il docente deve saper innescare il desiderio di conoscenza, tirare fuori i contenuti dal singolo, rendere autonomo l’alunno sulla costruzione dei contenuti e sul problem solving. Questa è per me la scuola”.
Tout court, ritornando allo storytelling, la letteratura diventa, in questo caso con Petrarca ma in linea generale, mappa di orientamento della vita e le parole degli scrittori del passato delle “lanterne” per guardare il mondo da tutte le angolazioni e scovarne gli angoli più nascosti.