In questo tempo di costrizione ed obblighi, alcuni, meglio dire e fortunatamente, tanti, quotidianamente si impegnano, donano momenti “ristoratori”, di sollievo come Carola Flauto, docente e scrittrice di Torre Annunziata.
La Flauto sulla sua pagina Facebook ha intrapreso un percorso di lettura. Uno storytelling quotidiano di testi classici e contemporanei, il cui filo conduttore è l’amore. Un amore nelle mille accezioni e sfaccettature.
Raggiungo la Flauto telefonicamente, parlare con lei anche se attraverso un mezzo, quale il telefono, sposta di nulla il contatto, per la sua capacità di annullare le distanze, un fiume in piena di sentimenti, emozioni, calore e riflessioni.
“Il mio è un percorso sull’amore, un percorso d’amore. Le persone hanno bisogno di sentir parlare d’amore. Non possiamo farlo “l’amore”? Bene, lo facciamo parlare! La letteratura – continua- mette ordine al caos, è il mezzo che mi sentivo di offrire. La letteratura come mezzo per donarsi e domandarsi sull’amore.”
Fare cultura, fare letteratura in questo modo aiuta a distribuire amore. L’uso del social è un’opportunità di regalare sollievo a chi si crogiola nella noia, nella pigrizia, è un invito a pensare, riflettere sulle vacuità quotidiane. Un invito ad uscire migliori e più critici dopo questo periodo storico e perché no, uscire dalla quarantena prima di aprire la porta.
La scrittura, arte liberatoria, permette al pensiero di poter volare, raggiungere lidi inesplorati, scavare rocce inaccessibili.
“La parola contagia ma non ammala. La parola evocativa della letteratura fa riflettere, su noi stessi, sul mondo, - afferma la scrittrice- ti fa immaginare. E’ una stella danzante nelle coscienze.”
Il suo appuntamento letterario, la docente, lo utilizza come nuova modalità di didattica a distanza: “lo storytelling è un’aggiunta e lo potrebbe essere anche per il futuro. Quella che stiamo portando avanti, noi docenti, purtroppo è una didattica incompleta ma di certo non peggiore. Mi mancano i miei alunni. La didattica in classe è il gruppo, la condivisione, l’incontro.”
Questa nostra distanza, le regole restrittive siano per noi un nuovo modo di osservare e riflettere sulla vita. La letteratura crea contatti: “la letteratura lancia dei ponti, là dove si alzano dei muri, questa li scavalca e perché no li butta giù.”
Una “detenzione”, questa, non poi tanto negativa, può infondere, comprendere e risorgere in noi un concetto che ci appartiene: quello di specularità, il fare del bene per noi stessi riflette un bene che investe l’altro e così viceversa il bene delle azioni altrui investe noi come singolo essere.
“Credo nella scienza delle soluzioni immaginarie, la Patafisica. La realtà è stata fantascienza - commenta la Flauto -, le innovazioni nascono da idee, le idee partono dall’immaginazione che hanno preso “vita” con l’esperimento.”
Se la letteratura può rendere l’immaginazione concretezza, perché non potrebbe fare lo stesso la realtà? Ci hanno dato delle regole da seguire, lo abbiamo fatto ed il risultato è ben visibile agli occhi di tutti. “L’intero popolo ha riacquisito il senso di umanità, si è unito ha tracciato un filo invisibile ed unico con cui è riuscito a cambiare situazioni da sempre lasciate in balia di sé stesse. Abbiamo costruito e ricostruito in pochissimo tempo, perché alla base c’era la volontà di farlo. Questo deve essere un monito per i governi, che capiscano dove hanno sbagliato e dagli sbagli ripartire. Mi viene da pensare ai tagli fatti alla sanità ed all’istruzione pubblica. Come si può fare tagli all’istruzione? La scuola prepara gli scienziati del futuro! Se hanno preteso, dobbiamo pretendere. Insieme con forza possiamo cambiare il mondo.”
In nome del “filo” che ci ha legati, interiorizziamo la consapevolezza che usciremo vincitori, pregni di coscienza, di umanità e solidarietà, che possano essere questi “un nuovo mantra” e soprattutto pieni d’amore. In definitiva è l’amore l’unica risposta al senso di costrizione.