Michele Prisco, scrittore e giornalista di origini torresi, scomparso nel 2003, compie cent’anni. Al museo dell’Identità di Torre Annunziata è stato presentato il volume “Michele Prisco tra letteratura e cinema”, curato da Piero Antonio Toma, disegnato e impaginato da Vittorio Bongiorno, con i contributi di Giulio Ferroni, storico ordinario di Letteratura Italiana all’Università “La Sapienza di Roma”, di Valerio Caprara, critico cinematografico e docente di storia del cinema, e di Alessia Pirro, docente di Letteratura italiana all’Università di Dublino.
Maria Elefante, docente universitaria, è stata uno dei relatori della cerimonia: “Non potevamo esimerci dal celebrare uno scrittore ed un giornalista del calibro di Michele Prisco, a cui Torre Annunziata ha dato i natali. Uno scrittore prolifico amato dal pubblico e dalla critica. I cui temi sempre vivi nell’attualità.”
Nato a Torre Annunziata, dove passerà anche gran parte della sua vita, Prisco cresce in un ambiente borghese che farà da sfondo per molti dei suoi libri. Laureato in giurisprudenza, nonostante il superamento degli esami di procuratore legale, sceglierà di seguire la sua passione, dedicandosi integralmente alla scrittura. Nel 1942 viene pubblicato sul mensile del Corriere della sera "La lettura", il suo primo racconto, “Gli alianti”. Michele Prisco pubblica nel 1949 il suo primo libro, “La provincia addormentata”, che gli vale, in quell’anno, la medaglia d'oro per l'opera prima al Premio Strega. L'anno successivo pubblica “Gli eredi del vento” che gli frutta il Premio Venezia per l'inedito. Nel 1996, vince il Premio Cimitile, con “Il Pellicano di Pietra”. Ed altri innumerevoli premi per la florida scrittura. Nella sua vita ha collaborato con 110 testate giornalistiche e pubblicato oltre cinquemila articoli.
Il volume “Michele Prisco tra letteratura e cinema” contiene 19 brani tratti dai romanzi e dai racconti, 23 critiche cinematografiche pubblicate sul quotidiano Il Mattino fra il 1975 e il 1979.
Presente alla cerimonia, Pier Antonio Toma, curatore del libro: “E’ davvero bello essere qui, a casa di Michele, negli ambienti dei suoi libri. L’area vesuviana è stata piattaforma della letteratura europea e Michele Prisco ha un gran respiro europeo. Ho voluto omaggiarlo per la sua grandezza, per la sua civiltà. Un uomo garbato, perbene, colto.”
Uno scrittore riflessivo che indagava il mondo, apparentemente solido e compatto, sotto la cui “scorza” risiede un complesso di materia labirintico. Nei suoi scritti viene a galla l’offuscata realtà della borghese provincia partenopea. Una narrativa la sua, stilisticamente raffinata arricchita da una quasi impercettibile sensibilità psicologica che pone al centro del “tutto” l’uomo, in quanto animale sociale.
Ermanno Corsi, ex giornalista RAI già presidente dell’Ordine Giornalisti della Campania, nella “chiosa” finale dell’incontro riporta un piccolo aneddoto sullo scrittore a significato della sua grandezza: “Quando capitava di presentare un suo libro ci chiedeva sempre, per favore, di non annunciarlo mai come ultimo lavoro ma il più recente. Questa richiesta significa tutto, perché non si conclude mai e l’ultimo non è mai ultimo. Michele ha dato lustro al suo territorio. Un uomo che si dava tutto perché non peccatore di superbia.”
Sono intervenuti alla cerimonia: Roberta Ramondo, assessore alla cultura del comune di Torre Annunziata, Rodolfo Medina, attore, che ha recitato brani tratti dai lavori dello scrittore e Lino Blandizzi, cantautore e musicista partenopeo che per l’occasione ha suonato e cantato brani cari allo scrittore.
A concludere l’inizio delle celebrazioni per il centenario è d’obbligo riportare alcune parole dello scrittore, sintomatiche della sua passione per la scrittura: “il ruolo dello scrittore non è quello di suggerire delle soluzioni perché la sua missione è ad un tempo più modesta e più alta: il romanziere deve forzare il lettore ad interrogare su se stesso e sul senso del suo destino.”