24 agosto. Ogni anno in questa giornata si riapre il dibattito scientifico sulla data precisa dell’eruzione del Vesuvio del 79 d. C., che per la mole del disastro che produsse viene considerato il principale evento vulcanico che si sia manifestato nella storia sul territorio vesuviano, modificando il paesaggio e distruggendo le città di Pompei, Ercolano, Stabia ed Oplontis. Pompei è rimasta sepolta per 17 secoli sotto pomici e lapilli riemergendo solo nel diciottesimo secolo a seguito di scavi borbonici.
Ora, anche se la data precisa dell’eruzione sarebbe attestata da una lettera da Plinio il Giovane a Tacito che avrebbe indicato la data corrispondente a 9 giorni prima delle calende di settembre, alcuni archeologi sarebbero arrivati a supporre, sulla base di alcune osservazioni, che la data precisa è il 24 ottobre di quell’anno. Chi sostiene questa seconda ipotesi si avvale dei risultati di indagini scientifiche basate, per esempio sul ritrovamento di frutta secca carbonizzata, di bracieri, utilizzati per riscaldarsi prima dell’eruzione, di mosto sigillato nei dolia in fase d’invecchiamento.
L’ultima prova che all’epoca apparse decisiva fu portata a sostegno della tesi del 24 ottobre dalla direttrice del Parco Archeologico di Pompei, Grete Stefani. Si tratta di una moneta ritrovata nel corso di uno scavo. Si riferisce alla quindicesima acclamazione di Tito ad imperatore, avvenuta dopo l'8 settembre del 79. Su questa base l'eruzione sarebbe avvenuta in autunno, appunto il 24 ottobre di quell'anno.
Successivamente anche questa tesi è stata contestata perché non è stato dimostrato che fosse stata persa durante l’eruzione e non successivamente. Alla fine viene ritenuta ricorrenza ufficiale del disastro che tanto ha influito sulla storia (e sull’archeologia) il 24 agosto, ma c’è chi ci prova sempre a “spostare” la data.
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