C’è anche Torre Annunziata nella vita di Tullio De Mauro, il grande linguista e filosofo del linguaggio scomparso ottantaquattrenne, il 5 gennaio 2017, a Roma.
Ho tratto la definizione appena riportata dalla bandella editoriale di uno dei suoi libri che posseggo, ma in verità lui non fu solo questo (e sarebbe stato già tanto): grande intellettuale, già professore in molte università nazionali e da ultimo alla Sapienza, ma notissimo e apprezzato anche all’estero, curatore anche di un importante dizionario dell’italiano di nuova concezione scientifica, patron del premio “Strega” dopo la morte di Annamaria Rimoaldi, succeduta a sua volta alla co-fondatrice Maria Bellonci, è stato anche ministro della Pubblica Istruzione in un governo con molti tecnici, presieduto da Giuliano Amato.
Che cosa c’entra lui con la nostra città? È presto detto: vi era addirittura nato, figlio del titolare di una farmacia che ancora esiste, a piazza Cesàro, naturalmente dopo avere visto molti passaggi di proprietà.
Essendone andato via da giovanotto per studiare all’università e non essendovi più tornato, conosco questo particolare dai racconti che faceva in famiglia mio zio Michele Prisco, che era stato compagno di scuola del fratello maggiore, Mauro, nato a Foggia nel 1921 e diventato da uomo adulto maturo (dopo una militanza giovanile nelle Repubblica Sociale Italiana e la prossimità successiva anche a Roma ad ambienti di estrema destra) proprio quel giornalista coraggioso del quotidiano di sinistra L’Ora, scomparso nel 1970 a Palermo (per mano mafiosa, come si è sempre detto, anche se le indagini di polizia e giudiziarie non sono mai approdate a nulla), perché con le sue inchieste giornalistiche - tra le quali in particolare una sulla morte di Enrico Mattei in un incidente aereo “sospetto” - aveva “dato fastidio”.
Sarebbe molto opportuno ora che ambienti intellettuali e specialmente della scuola della nostra città sollecitassero l’Amministrazione comunale e che questa si rendesse disponibile in breve ad un’iniziativa (e col tempo, nelle forme previste dal regolamento di toponomastica, magari anche all’intitolazione di una strada o di un largo vicino ai luoghi in cui hanno vissuto infanzia e adolescenza) che possa ricordare degnamente assieme questi suoi illustri figli, la cui origine torrese è sconosciuta ai più.
(Salvatore Prisco)
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