Il territorio di Torre Annunziata è stato sempre racchiuso negli attuali confini? La risposta è no, perché negli ultimi due secoli ha subìto ben quattro cambiamenti. Fino al 1809 Torre dell’Annunciata era un paese il cui abitato era limitato alla zona circostante la chiesa dell’Annunziata e fino al corso Garibaldi, allora vico di San Gennaro. Il 23 dicembre di quell’anno il re Gioacchino Murat, con un decreto, aggregò Terravecchia, che apparteneva a Boscotrecase, al nostro Comune. Questo nuovo territorio comprendeva l’area a nord dove c’erano la Real Fabbrica d’Armi e la Polveriera, si estendeva ad est al vico Carminiello, ad ovest all’attuale via Vesuvio, fino a scendere da lì al mare, inglobando anche la chiesa dello Spirito Santo.
Il decreto di annessione fu notificato al nostro Comune il 5 gennaio 1810. Il successivo 19 febbraio Torre dell’Annunciata cambiò nome e, in onore di Murat, assunse quello di Gioacchinopoli fino al 31 maggio del 1815. La seconda variazione ci fu dopo l’Unità d’Italia, nel 1877, esattamente il 22 febbraio, quando il re Vittorio Emanuele II firmò il decreto che aggregò le borgate Oncino e Grazie al nostro paese. Il territorio di Torre Annunziata si estese, così, ad ovest fino al vicolo Prota e ad est fino a comprendere la zona dei mulini di Bottaro e Casaventotto. Fino ad allora l’Oncino apparteneva a Boscotrecase e Grazie a Boscoreale, ma gli abitanti di queste frazioni avevano richiesto in passato, più volte, nel 1835 i primi, nel 1847 i secondi, e nel 1861 insieme, di unirsi a Torre Annunziata. Il merito di questo nuovo ampliamento fu dovuto alla proposta del ministro dell’Interno Giovanni Nicotera, cofirmatario del decreto (a lui, poi, è stata intitolata l’omonima piazza) su sollecitazione del deputato Mauro Morrone e del sindaco Vincenzo Gambardella. L’annessione fu operativa dal primo maggio del 1877.
Dopo oltre cinquant’anni ci fu la terza variazione territoriale. Il 29 marzo del 1928 si costituì il comune di Pompei, sottraendo a Torre Annunziata la zona dell’area archeologica pompeiana, il duomo e altre zone ai confini. Per rimediare a questa situazione, che limitava la cresciuta popolazione in un territorio troppo ristretto, a Torre Annunziata furono aggregati, nello stesso giorno, i comuni di Boscotrecase e Boscoreale. Nacque la “Grande Torre Annunziata”, che si estendeva su 40 chilometri quadrati ed aveva una popolazione di settantamila abitanti. Il decreto Regio fu firmato da Vittorio Emanuele III e da Benito Mussolini. Otto anni dopo, il 10 settembre 1936, un nuovo decreto concedeva a Torre Annunziata il titolo di CITTA’ . Comunicato al Comune, dopo la trascrizione nei registri della Consulta Araldica e dell’Archivio di Stato, il 19 agosto 1938, mentre circa sette mesi prima era stato concesso il riconoscimento dello stemma civico, il 28 gennaio 1938. Passarono altri otto anni e nel 1946, il 24 gennaio, i comuni di Boscotrecase e Boscoreale riacquistarono la loro autonomia, con un decreto firmato quel giorno da Umberto di Savoia, Alcide De Gasperi e Giuseppe Romita, allora ministro dell’Interno. Fu un grave colpo per Torre Annunziata, ristretta di nuovo in un territorio molto più limitato. Questa separazione dai due comuni confinanti fu considerata una vera e propria “pugnalata alle spalle”, perché verificatasi appena tre giorni dopo il tremendo scoppio dei carri nella Stazione Marittima. Mentre la città piangeva i suoi 54 morti, aveva centinaia di abitazioni distrutte, moltissime altre danneggiate e migliaia di senzatetto, fu smembrata anche nel suo territorio. Il decreto divenne operativo il 28 febbraio 1946, e da allora Torre Annunziata è rimasta negli attuali confini.