Nelle due giornate del mese di luglio in cui sono state convocate le “contrastate” assemblee sindacali negli scavi di Pompei, i visitatori sono aumentati anziché diminuire. A sostenerlo è il sindacalista Rsu (ex Cisl) Antonio Pepe, che ha spiegato che l’assemblea di venerdì scorso (dal momento che quella del 23 luglio era stata annullata) ha fatto solo slittare di un’ora l’ingresso negli scavi di Pompei, mentre sono stati registrati al botteghino più visitatori dei giorni precedenti.
Giovedì 23 luglio 2015 sono stati rilevati 11.791 ingressi, incrementati il giorno successivo a 14.448 visitatori. Questo ed altro ha sostenuto Pepe nella trasmissione "Agorà" della RAI andata in onda al mattino su Rai Tre, spiegando di aver chiesto regolari autorizzazioni, per le due assemblee, alla direzione degli Scavi di Pompei. Il “marpione” si è astenuto, però, dallo spiegare i reali motivi dello “sgambetto” al sovrintendente Osanna, che risiedono nell'utilizzo di parte dei dipendenti (assunti con contratti a tempo determinato dalla società in house del Ministero, la Ales) a danno dei custodi effettivi, in assemblea sindacale per motivi di protesta che riguardavano proprio l’insufficienza del personale (pochi giorni prima era rimasta chiusa Ercolano).
Come avevamo già argomentato, la mossa strategica di Osanna di utilizzare personale Ales per aprire il 23 luglio i cancelli del Parco srcheologico di Pompei, negli anni '70 sarebbe stato visto come un tentativo antisindacale di metterli contro i custodi Mibact, creando il presupposto oggettivo di ricorso sindacale alla magistratura del lavoro. Ora Pepe si è limitato alla gamba tesa ad Osanna, considerato che verbalmente gli aveva assicurato la revoca, ma indispettito successivamente dal suo trionfalismo nelle dichiarazioni alla stampa ha preferito atterrarlo in “zona Cesarini”.
Calo di immagine? Pepe stesso ha dimostrato, dati alla mano, che episodi del genere non fanno altro che aumentare la curiosità globalizzata di vedere Pompei. I turisti che arrivano chiedono di vedere Villa dei Misteri ma anche l’Anfiteatro dove fu registrato il famoso concerto dei Pink Floyd a porte chiuse. Prima del crollo, nessuno conosceva la Schola Armaturarum mentre ora tutti la vogliono visitare dall’esterno. Così come è molto gettonato il mosaico del “cave canem”, dove il commissario Fiori presentò la sua operazione di accoglienza dei cani randagi presenti nel sito (clamorosa, poi, per il flop successivo).
C’è perfino qualche professionista (Antonio Irlando dell’Osservatorio sui Beni Culturali, attuale assessore a Torre Annunziata) che ha messo in piedi il tour alternativo di Pompei dei restauri incompiuti (molto richiesto dalle televisioni straniere). Il mito di Pompei, in sostanza, non è solo cultura ma, nel bene o nel male, si alimenta anche di tutto ciò. Il che non significa che non ci sia urgenza di mettere mano alle regole delle relazioni sindacali all’interno dei siti archeologici vesuviani gestiti dal Mibact.
E’ doveroso, però, sottolineare che il grave ritardo accumulato a riguardo è principalmente da addebitare al Governo nazionale (nei vari colori politici dell’ultimo ventennio). Qualcuno argomenterà che la situazione interna avrà agevolato delle carriere. E’ anche vero che gli ultimi due o tre ministri del settore (prima di Dario Franceschini) che abbiamo incontrato in conferenza stampa a Pompei, ci hanno lasciato profondamente sfiduciati.