Dopo due settimane di lavori si è conclusa il 12 giugno scorso, a Torre Annunziata, la campagna di scavo e ricerca scientifica 2015 conosciuta come The Oplontis Project, condotta dal team statunitense dell’Università del Texas in Austin, diretta dal Prof. John R. Clarke e dal Prof. Michael L. Thomas.
Anche quest’anno il grosso dei lavori si è concentrato sull’edificio appartenuto un tempo a Lucius Crassius Tertius dove gli archeologi statunitensi, appoggiati dall’oramai solito gruppo inglese, SWAT, di appassionati studiosi di archeologia coordinati dal Dr. Paul Gordon Wilkinson, sotto la direzione del Dr. Ivo Van der Graaff, hanno continuato le indagini di scavo in svariati punti dell’edificio.
Come già scoperto lo scorso anno, si è continuato ad intercettare il vasto sistema di canali e cisterne dislocati un tempo sotto l’intera area dove sorge ancora oggi l’edificio. Allora gli archeologi dedussero che la scoperta di questa rete era da considerarsi un elemento importante per meglio intendere quanto fossero ampi i flussi commerciali, fatti di derrate alimentari, che avvenivano nell’edificio.
Ma non è tutto. Durante i saggi di scavo i ricercatori hanno avuto modo di osservare segni di ulteriori fasi edili che hanno fornito preziosissime informazioni sull’evoluzione della Villa prima che essa assumesse l’assetto che oggi possiamo ammirare.
E mentre gli archeologi statunitensi e i volontari inglesi facevano emergere nuovi indizi sullo studio evolutivo dell’edificio “B”, presso la Villa “A” è continuata l’opera di inventario e sistemazione del vastissimo numero di reperti pittorici ancora stipati negli ambienti dove il direttivo del team ha installato il proprio laboratorio. A ciò si sono affiancate anche le operazioni di preparazione e analisi dei reperti conservati nel deposito principale del sito archeologico che, dal 2016 al 2018, concorreranno a realizzare negli Stati Uniti una delle più belle e interessanti mostre itineranti con tematica esclusiva concentrata su Oplontis.
Insomma Oplontis continua a riservare enorme sorprese, ed è confermato anche dagli stessi archeologi statunitensi e volontari inglesi, che annualmente qui vengono ad affinare le loro conoscenze, che il sito oplontino è tutt’oggi un enorme tesoro d’informazioni da svelare, oltre ad essere un ricchissimo scrigno d’arte e testimonianze storiche da rendere maggiormente fruibili al mondo.