A cura della Redazione

Dopo una lite per motivi di viabilità, sparò contro il portone in cui si era rifugiata una donna: dopo 5 anni di processi, riesce a dimostrare che non fu tentato omicidio, ma si trattò di minaccia aggravata dall'uso di un'arma.

È stato condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione (in realtà già scontati) R.M., 47enne di Torre Annunziata, arrestato nel 2020 in seguito ad una sparatoria avvenuta lungo il corso Vittorio Emanuele III. Assistito dall'avvocato Alfonso Vozza, per l'imputato l'iniziale accusa di tentato omicidio è stata derubricata in minaccia aggravata dall'uso di un'arma. Dunque, dall'iniziale pena di 7 anni di reclusione arrivata in primo grado, la Corte d'Appello di Napoli - dopo un ritorno dalla Cassazione - ha cancellato le accuse più pesanti e rimodulato la pena, scendendo a poco più di 2 anni.

In quella occasione, dopo una lite per motivi di viabilità tra due donne, l'uomo sarebbe intervenuto ed avrebbe esploso alcuni colpi di pistola verso un portone. All'interno si era rifugiata la donna che aveva litigato con una sua familiare, la quale rimase illesa. Grazie ad una perizia balistica, il difensore del 47enne è riuscito a dimostrare che gli spari non erano stati ad altezza d'uomo e la traiettoria del proiettile era stata di rimbalzo all'interno del portone, dunque non c'era alcuna intenzione di uccidere.

Così, i giudici della Quinta Sezione Penale della Corte d'Appello di Napoli hanno deciso di derubricare le accuse e di condannare a 2 anni e 4 mesi di reclusione il 47enne anche per porto e detenzione di arma.