Realizzazione di un parcheggio privato in corso Umberto I n. 10 (sottostante il supermercato DeCo): il Comune di Torre Annunziata diffida la proprietà a ripristinare lo stato dei luoghi.
Nell’ordinanza a firma del dirigente dell’Ufficio tecnico comunale Valentino Ferrara si contesta la manomissione del suolo pubblico e più precisamente “lavori di manomissione del marciapiede comunale, per circa 15 mq, realizzando una rampetta carrabile al fine di eliminare il dislivello tra la quota del marciapiede e quella stradale (corso Umberto I). Inoltre si contesta l’installazione di un palo con semaforo e la realizzazione della segnaletica orizzontale”.
Per tali motivi, il Comune ordina alla proprietà di provvedere alla rimozione delle opere e al ripristino dello stato dei luoghi a proprie spese. “Detti lavori dovranno essere eseguiti ad horas – si legge nell’ordinanza - con l’avvertimento che qualora non si sia provveduto al ripristino delle opere realizzate abusivamente nel termine sopraindicato, si provvederà al ripristino dello stato dei luoghi a cura del Comune di Torre Annunziata e a spese del responsabile della manomissione del suolo pubblico con un costo forfettario presuntivo di 5mila euro”.
Questo in sintesi il provvedimento adottato dal dirigente dell’Utc.
A questo punto ci viene da fare una considerazione. E’ mai possibile - ci chiediamo - che la proprietà dei locali abbia programmato e dato luogo ai lavori sopra descritti, peraltro in pieno centro urbano, senza aver presentato la relativa certificazione (SCIA) e senza le dovute autorizzazioni?
Una prima risposta al nostro quesito ci viene dalla stessa ordinanza, quando afferma che “l’esecuzione di tali opere è stata realizzata con titoli abilitativi scaduti per la manomissione del suolo pubblico…”. Quindi si desume che le autorizzazioni per eseguire i lavori c’erano tutte. Allora è solo una questione di tempi per la realizzazione delle opere?
Per quanto riguarda, infatti, la scadenza di una SCIA (Segnalazione certificata di inizio attività), il sito del Comune riporta che “l’inizio dei lavori deve avvenire entro un anno dalla data di presentazione della pratica e la chiusura dei lavori entro due anni (il dpr 380 del 2001 dà la possibilità fino a 3 anni, ndr) dalla comunicazione di inizio lavori”.
Ora noi non sappiamo se i tempi per l’esecuzione dei lavori siano stati rispettati o meno, ma qualora non lo fossero stati il richiedente avrebbe potuto presentare una nuova SCIA per la parte da completare. Solo in assenza di tale richiesta il Comune può chiedere il ripristino dello stato dei luoghi. Le cose sono andate in questo modo? Non lo sappiamo, ma su una cosa siamo certi: presto si aprirà un contenzioso tra Comune e proprietà con relativi ricorsi al Tar e Consiglio di Stato.