Molto probabilmente si conoscerà nella stessa giornata del 27 settembre la sentenza di primo grado del processo per l’omicidio di Maria Archetta (Mariarca) Mennella. La donna, di Torre del Greco, venne ammazzata a coltellate dall'ex marito, Antonio Ascione, 44enne anch'egli corallino, poi arrestato dai carabinieri. Il delitto si consumò nel luglio 2017 a Musile di Piave, nel Veneziano. La vittima aveva solo 38 anni.
Giovedì alle 15, al Tribunale di Venezia, davanti al giudice Massimo Vicinanza, è in programma l’udienza per la discussione del giudizio abbreviato richiesto e ottenuto dai legali dell'uomo, e il Gup potrebbe comunicare la pena già in serata. Ascione dovrà rispondere di omicidio, per il quale il pm contesta anche diverse aggravanti.
L’ennesimo femminicidio, commesso all’alba del 23 luglio 2017, ha destato rabbia, sconcerto e una grande mobilitazione contro la violenza sulle donne, in Veneto ma anche e soprattutto nella città di Torre del Greco. A colpire è stata tutta la vicenda a partire dalla generosità di Mariarca che, pur essendosi separata da quel marito violento e oppressivo e rifatta una vita lontano, nel Veneto orientale, stabilendosi a Musile di Piave e trovando lavoro all’outlet di Noventa, aveva deciso di riaccoglierlo temporaneamente in casa per riavvicinarlo ai figli di 16 e 10 anni, le altre due vittime della tragedia. Un atto di amore e un’attenzione per la figura paterna che ha pagato con la vita. Ascione avrebbe compiuto il gesto poiché non aveva accettato la fine del rapporto e, probabilmente, perché spinto dalla gelosia.
Contestazioni pesanti per l'uomo, che aprono in astratto anche a una condanna all’ergastolo, pur nell’ambito del rito abbreviato, e alla cui formulazione hanno contribuito anche il legale della famiglia della vittima, l’avvocato del Foro di Padova, prof. Alberto Berardi, e Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, che a sua volta assiste e supporta i familiari e ha messo loro a disposizione a titolo gratuito i propri esperti per gli accertamenti disposti dalla Procura di Venezia, tra cui quelli sui messaggi WhatsApp tra la figlia e il padre.
Attraverso l’avvocato Alberto Berardi, i congiunti di Mariarca, nell’udienza preliminare del 4 giugno, si sono costituiti tutti parte civile nel processo: l’anziana mamma, i fratelli, le sorelle e, soprattutto, i due figli minorenni rappresentati dalla zia materna Assunta, su autorizzazione del giudice tutelare. Sono fiduciosi e confidano in una decisione da parte del giudice equa e commisurata al gravissimo crimine commesso dall’assassino, che di fatto ha distrutto tre famiglie: la sua, quella dei Mennella e quella degli Ascione. Com’era successo allora, tuttavia, non saranno in aula ad attendere il verdetto: non solo e tanto per una questione di distanza - abitano a 800 chilometri -, quanto piuttosto perché non intendono vedere in faccia l’assassino e guardarlo negli occhi.
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