Un'iscrizione elettorale in casa. E' l'ultima delle scoperte fatte nell'antica Pompei, dove in un domus vi è l'invito a votare alla carica di edile un certo Aulus Rustius Verus.
Quello che oggi potremmo chiamare un "manifesto di propaganda", come quelli che troviano in occasione delle consultazioni di voto (amministrative, politiche), è stato rinvenuto nel larario, ossia l'altare domestico della casa, che attualmente è oggetto di scavi nella Regio IX del sito archeologico, lungo via Nola. Sarebbe appartenuta a un liberto (uno schiavo affrancatosi) o a un amico di Aulo Rustio Vero, uno dei personaggi dell'antica Pompei che raggiunse le cariche politiche più alte della città insieme a Giulio Polibio, quella di duumvir. Si tratta di una circostanza del tuytto inusuale, dal momento che le iscrizioni - di solito - venivano realizzate sulle facciate sterne degli edifici, visibili dunque dai passanti.
La domus ospita anche un panificio caratterizzato da un grande forno, nei pressi del quale, alcuni mesi fa, furono trovate tre vittime dell’eruzione, due donne e un bambino, morti a causa del crollo del solaio durante la prima fase eruttiva.
«La presenza del panificio è un fattore tutt’altro che secondario, anche nell’ottica della campagna elettorale nell’antica Pompei, dove quello che oggi si definisce “voto di scambio” era all’ordine del giorno», come spiega Maria Chiara Scappaticcio, professoressa di latino presso l’Università Federico II a Napoli. «Aulo Rustio Vero potrebbe aver capito fin da subito, quando ancora brigava per diventare edile e nel pieno della sua campagna elettorale, che (soprattutto) di pane vive l’elettore».
Le iniziali del candidato - A. R. V. - sono state rinvenute su una macina di pietra lavica (foto di copertina) appoggiata all'atrio della casa, dove erano in corso lavori di ristrutturazione al momento dell'eruzione del 79 d. C.. Per i ricercatori, sarebbe l'indizio che Aulo Rustio finanziasse il panificio sia per motivi economici (una sorta di socio) sia politici. Insomma, la bottega dove fare propaganda e raccattare voti dai clienti.
«Sull’altare in muratura del grande Larario (edicola sacra) dipinto, caratterizzato da due serpenti in stucco, noti in rarissimi confronti, sono stati, inoltre, rinvenuti resti di un’ultima offerta votiva, probabilmente avvenuta poco prima dell’eruzione - si legge in una nota del Parco Archeologico di Pompei -. Le analisi archeobotaniche e archeozoologiche hanno permesso di identificare gli elementi che costituivano tale offerta e di riconoscere diverse azioni del rito effettuato. L’offerta era costituita principalmente da fichi e datteri che erano stati bruciati davanti all'altare. Il combustibile utilizzato è rappresentato dai numerosi resti frammentati di noccioli di oliva a cui era aggiunta la pigna con i pinoli, immancabile nei riti che caratterizzano soprattutto i larari».
«Lo studio di questo contesto molto interessante è un’operazione esemplare per due motivi - dichiara il direttore Gabriel Zuchtriegel -. Il primo, è stata una collaborazione interdisciplinare tra Parco e Università che ha visto coinvolti archeologi, archeobotanici, archeozoologi, archeo epigrafisti, restauratori e architetti. In secondo luogo, grazie all’E-journal degli scavi di Pompei, oggi possiamo condividere le nuove scoperte già durante lo scavo, quasi in diretta, secondo format e standard scientifici. Per quanto mi risulta, siamo il primo sito archeologico al mondo che pratica questa forma di trasparenza scientifica: siamo convinti che in questo, Pompei sarà un modello a livello internazionale per una nuova forma di accessibilità dei dati grazie alle opportunità che ci offrono le tecnologie digitali. Il futuro dell’archeologia è qui».
(foto Parco Archeologico di Pompei)